«Non è importante che questo spettacolo sia stato fatto - spiega Enrico Lo Verso - è importante che venga visto». Concordiamo, perché a volte la trappola di certi allestimenti è la solita, sterile autoreferenzialità. Non è il caso de Il sapore della cenere in scena dal 19 al 21 al Teatro Eliseo, con la regia del colombiano Juan Diego Puerta Lopez, e la partecipazione in video di Enrico Lo Verso, Piera Degli Esposti e Alessandro Preziosi.
Spettacolo di teatro civile dedicato alla comunità che rischia di assopirsi davanti alle ingiustizie. La messa in scena, tratta da un testo di Ariel Dorfman ispirato al libro di Kerry Kennedy «Speak thruth to power», intende dar voce (in materia di diritti umani) a chi non ce lha. Donne stuprate, bimbi soldato, violenza sulle minoranze etniche e religiose, guerre, sevizie etc. Il libro, corredato da foto scattate dal premio Pulitzer Eddie Adams e tradotto in greco, spagnolo, coreano, arabo, italiano, è cucito sulle testimonianze raccolte dalla figlia di Robert Kennedy che dal 2005 tramite la sua fondazione, divulga in Europa messaggi di pace. In sostanza, si tratta di interviste a 51 difensori dei diritti umani che si sono trasformati in paladini della giustizia. Persone normali, eroi della porta accanto che hanno scelto di reagire e denunciare ogni forma di violenza, anche a costo della vita. «Quando mi è stato proposto lavorare sul testo di Ariel - spiega il regista - ho accettato perché spero che le persone non rimangano indifferenti di fronte al problema. Nel mio paese, ancora sotto lombra della dittatura, non avrei mai potuto dire queste cose». Se i diritti umani in alcune zone del mondo sono ancora tabù, lo spettacolo accende una luce di speranza e contribuisce a dare voce a chi vive sotto censura. In scena vibreranno parole taglienti, scorreranno immagini forti, e limmaginario collettivo sarà stimolato dalla musica. Ma non sarà teatro del dolore. «Qualcuno darà voce a persone uccise perché volevano essere libere - dice Piera Degli Esposti - oggi è tempo di parole: dialogando si arriva alla pace».
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