Fondato nella seconda metà del Settecento da quattro esponenti dellaristocrazia pavese che su esempio della tanto amata Scala, volevano dotare la loro città di unelegante e funzionale sala per rappresentazioni musicali e per giochi di società, il Teatro Fraschini di Pavia, definito del «Nobile Condominio», divenne pubblico solo nel 1869 quando il Comune decise di acquistare ledificio di origine bibienesche, titolandolo al tenore pavese Gaetano Fraschini. Dopo oltre un secolo di gestione diretta della municipalità, questa era riuscita a portarlo al livello dei grandi teatri persino dopera, dedicando lattenzione anche ai problemi di conservazione della sua architettura barocca e nonostante le difficoltà di ordine tecnico, di agibilità e di capienza, il Comune era riuscito a portare il Fraschini a ununità architettonica e decorativa, nonchè di acustica tanto da non invidiare i grandi templi della lirica.
Funzionale, confortevole e sicuro, oggi che ha subito il suo ultimo lifting ha raggiunto un livello gestionale che ha portato a una programmazione e a unaffluenza di pubblico tanto da ottenere già nel 2003 lambito riconoscimento da parte del Ministero, di «Teatro di tradizione».
Unaltra novità consiste nel fatto che oggi il Fraschini è una Fondazione che vede tra i suoi soci il Comune di Pavia e la Fondazione Banca del Monte di Pavia, solo per citare i principale, uniti nellimpresa dal desiderio di assicurare alla città e al territorio una certa continuità culturale, assicurando una produzione teatrale deccellenza, che ha affermato Pavia in ambito internazionale. Un particolare ringraziamento va ad Maria Laura Bianchi, commissario straordinario del Comune di Pavia che a prova di tanti sforzi in collaborazione con Skira è uscito fresco di stampa il volume «Il Teatro Fraschini di Pavia» (Immagini, arte e documenti) a cura di Susanna Zatti, promosso dal Comune, dai Musei civici del Castello Visconteo e dalla Biblioteca Civica «Bonetta», nonché dallarchivio storico della città.
Aldo Poli, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia soddisfatto di questa operazione spiega: «Un vero gioiello storico, uno dei palazzi più importanti e significativi della città, dove pregio, eleganza ed eccellenza acustica dovevano essere premiati in nome della continuità della storia, della tradizione...».
Con lo stesso spirito, Antonio Sacchi, vice-presidente vicario della Fondazione Teatro Fraschini sostiene la qualità di questo teatro «come agorà, come spazio pubblico della democrazia. È dunque possibile esprimere il mondo di oggi per mezzo del teatro? Credo di sì, perché, come diceva Bertold Brecht, sia visto come un mondo suscettibile di cambiamento». E questa è la forza della provincia che a differenza delle grandi metropoli è capace di perseguire un progetto con serietà e tenacia valorizzando al massimo in nome dellarte una realtà importante che rappresenta il luogo stesso sul quale questa realtà esiste. Persino lattore Franco Branciaroli nella prefazione del patinato volume di Skira (150 pagine, euro 40, ricco di immagini e di tavole architettoniche antiche), scrive con vanto: «Il Fraschini... certi suoi bui, certe sue tenebre, i silenzi rotti da voci spettrali, certi suoi vuoti improvvisi e sinistri trovano il loro fascino nella precarietà e nel breve tempo di una recita».
Si deve ad Antonio Galli Bibiena il disegni del Nuovo Teatro dei Quattro Cavalieri, archi, stucchi, decori dorati, colonne e statue, nonchè affreschi di una delicatezza sorprendente fanno ancora oggi da sfondo a un teatro che per modernità non tiene il passo nemmeno alle nuove cattedrali dello spettacolo firmate da archistar.
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