iPhone compie 15 anni: cosa aspettarsi in futuro

Apparso nei negozi americani il 29 giugno del 2007, l’iPhone ha cambiato radicalmente le abitudini dei consumatori ed è diventato un modo in cui Apple fa test su vasta scala

iPhone compie 15 anni: cosa aspettarsi in futuro

Nel complesso e articolato mercato dei dispositivi mobili c’è solo un’azienda che può permettersi il lusso di presentare un nuovo prodotto all’anno, anche se in quattro modelli differenti. L’azienda è Apple e lo smartphone è l’iPhone. E questo andamento è ormai strutturale, continua da 15 anni esatti, dal 29 giugno del 2007, giorno in cui il primo iPhone è stato messo in vendita negli Stati Uniti.

Apple e l’iPhone

Quello tra la Mela e il Melafonino è un connubio inossidabile che resterà tale anche in futuro per due motivi principali. Il primo è sotto gli occhi di tutti, Apple è diventata il colosso che è soprattutto grazie al suo prodotto di punta, quello che più di ogni altro tra i prodotti di Cupertino ha attirato il maggiore numero di clienti. A livello globale i dispositivi con a bordo iOS sono il 27,3% e, limitatamente all’Italia, la quota è del 26,79% (dato aggiornato al mese di maggio 2022). Questo vuole dire che più di un dispositivo mobile ogni quattro ha una Mela impressa sulla scocca.

Non c’è soltanto l’hardware a trainare i conti di Cupertino, in gran parte foraggiati anche dai servizi e dall’App Store, il negozio di applicazioni che frutta ad Apple una percentuale del prezzo pagato per i download effettuati dagli utenti.

Ci sono i servizi come Apple Arcade dedicato ai videogiochi, Books, Fitness+, Music e Podcasts e non da ultimo Apple Pay, pensato soprattutto per i pagamenti in mobilità.

Servizi che vengono usati, anche se non tutti insieme e dal punto di vista potenziale, da milioni di persone al mondo. E questo spiega in parte perché il futuro dell’iPhone è ancora lungo.

Il futuro dell’iPhone

L’aspetto meno visibile del matrimonio intramontabile tra Apple e l’iPhone, strettamente legato al primo motivo, è che lo smartphone diventa palestra su larga scala di quelle che saranno le dotazioni hardware di altri prodotti. Il chip M1 che oggi è installato sui Mac di recente generazione (i prossimi saranno dotati del chip M2, naturale evoluzione del precedente) è nato dalle esigenze suggerite dal mercato degli iPhone, dotati di chip della serie Bionic.

Mossa scaltra non fatta alla cieca: il chip M1 è stato considerato pronto per il mercato, tant’è che Apple ha interrotto la propria dipendenza da Intel in materia di processori montati a bordo dei propri Mac, ma avere un parco formato da centinaia di milioni di utenti per evincere quali specifiche dovesse avere il primo chip interamente progettato a Cupertino (l’M1, appunto) ha permesso di muovere passi più rapidi e decisi lungo la strada dell’evoluzione dei processori e dei prodotti del futuro. Il risultato è stato di rilievo, tant’è che le vendite dei Mac fanno registrare il “segno più”, erodendo le quote di mercato di tanti altri produttori di computer.

Inoltre, una versione rivisitata del chip M2 (o una sua evoluzione) sarà a bordo degli occhiali in Realtà aumentata che dovrebbero essere annunciati quest’anno e venduti a partire dal 2023. I test su vasta scala dell’hardware studiato, ingegnerizzato e sviluppato a Cupertino li fanno i clienti di Apple, pagando. L’iPhone è nelle tasche di un miliardo di persone al mondo e ognuna di queste partecipa attivamente, anche se in modo inconscio, allo sviluppo delle prossime generazioni dei prodotti Apple, iPhone in primis. E questo spiega perché il futuro dello smartphone con la Mela è ancora lungo e prospero.

Innovazione

Il primo iPhone poteva essere usato soltanto tramite la compagnia telefonica AT&T, l’ecosistema era dotato di poche app (l’App Store sarebbe nato soltanto durante l’estate del 2008) e ha fatto sorridere Steve Ballmer, all’epoca amministratore delegato di Microsoft, divertito dall’assenza di una tastiera fisica su uno smartphone che, a suo dire, avrebbe reso difficile scrivere un’email. La storia suggerisce però che Microsoft, la 'battaglia' degli smartphone e dei sistemi operativi mobile l’ha persa, a differenza di Apple.

Era dotato di un processore ad architettura ARM prodotto da Samsung, 128 Mb di Ram e 4 oppure 8 Gb di supporto di archiviazione dati. Non supportava le reti 3G che pure esistevano da anni anche in America.

Oggi gli iPhone 13 hanno dotazioni di tutt’altra caratura: 4 Gb di Ram, processori con velocità di clock fino a 3,22 GHz e supporti interni fi a 512 Gb.

Quello che succederà in futuro sarà, al di là dell’innovazione che anima tutto il mercato, concentrarsi su prodotti di un ecosistema fatto di computer, tablet, smartphone e dispositivi indossabili che nessun altro produttore al mondo può, attualmente, contrastare.

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