Metal Gear Solid V - The Phantom Pain, la nostra recensione

Uno stealth game, ma anche un sandbox e, in alcune situazioni, un gestionale di rara complessità

Metal Gear Solid V - The Phantom Pain, la nostra recensione

Konami lancia il nuovo capitolo della saga Metal Gear Solid (distribuito da Halifax), atteso dai tantissimi estimatori del genio creativo Hideo Kojima.

Il primo impatto con il gioco è una scossa che fa dimenticare immediatamente tutto ciò che erano stati i precedenti: la storia ha spunti avvincenti, un ritmo indiavolato che ti trascina in missioni diversissime tra loro. Proprio qui si inserisce la sorpresa che rende questo Metal Gear anni luce più avanti rispetto ai predecessori: le possibilità di scelta si aprono in un ventaglio virtualmente infinito, ed ogni scelta decreta un gioco totalmente nuovo. Rimane la struttura a missioni, ma queste si svolgono in luoghi di volta in volta inesplorati. La scelta delle armi è ricca e varia come nei precedenti; in più qui si può anche decidere lo stile di gioco. L’intelligenza artificiale, a seconda delle scelte e dello svolgersi delle missioni, proporrà nemici e situazioni gradatamente più capaci di mettere alla prova il protagonista. Il motore grafico di ultima generazione permette la gestione ottimale di un numero incredibile di oggetti e personaggi. Il protagonista potrà quindi creare una compagnia di aiutanti che saranno preziosi in determinate situazioni, fondamentali per esplorare ed eliminare pericoli potenziali. Per gestire al meglio tutte queste risorse il nostro Big Boss avrà a disposizione una base logistica tutta sua, che lo impegnerà anche in aspetti sempre più complessi tipici di titoli strategici molto lontani da questo. Uno stealth game, ma anche un sandbox e, in alcune situazioni, un gestionale di rara complessità. La struttura a missioni è il cardine attorno al quale tutto ruota, ma il protagonista dovrà penare non poco per risolvere quadri all’apparenza impossibili.

Questa ricchezza di spunti porta però ad una domanda importante: dov’è la fine del gioco? Dopo decine e decine di ore, ci si perde in un labirinto infinito di missioni che, a volte, si avvitano su se stesse, riproponendo gli stessi temi o gli stessi contratti ad un livello di difficoltà più alto. Vi lasciamo così con l’interrogativo irrisolto. O, meglio, esiste una fine del gioco? Geniale. O diabolico, a vostra scelta…

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