Le polemiche sono il sale della vita e quelle che hanno accompagnato l’uscita di DmC: Devil May Cry (sviluppato da Ninja Theory e distribuito da Halifax) non hanno fatto altro che accrescere ulteriormente l’attesa attorno ad uno dei videogame di punta di questo inizio 2013. E’ valsa la pena aspettare perché il nuovo DmC è certamente un titolo appetibile anche da chi non sia pratico di action game o non abbia mai affrontato precendentemente un’avventura con protagonista Dante. Il quale avrà cambiato anche il look (siamo dalle parti del cantante rock) e sarà meno dark e sbruffone, ma quando si tratta di menare fendenti non si è certo intenerito. E poi i giochi non si dovrebbero valutare esclusivamente per la fisionomia e le caratteristiche di un personaggio ma in modo più complesso, senza prescindere, ad esempio, dal gameplay.
La storia non ha grandi pretese e si può riassumere, grosso modo, in poche righe. Mundus, fratello di Sparda, si è reincarnato nel miliardario Kyle Ryder. Controlla praticamente tutto: informazione, debito mondiale e, tramite una bevanda particolare (la Virility), la psiche umana (dietro tutto questo, leggeteci quello che volete in riferimento alla realtà della nostra società). L’unico che può contrastare il suo dominio è il nostro Dante che, grazie al suo essere una via di mezzo tra demone ed angelo, può sconfiggere Mundus. Al suo fianco, anche il fratello Vergil, in cerca di vendetta e l’Ordine, un’organizzazione clandestina che lotta contro i demoni. Niente di clamoroso, insomma, tale da «costringervi» a voler andare avanti a tutti i costi per scoprire cosa accadrà ai protagonisti.
Il vero punto di forza del titolo (reboot o dir si voglia, fate voi) è il gameplay. La possibilità, ad esempio, di utilizzare combinazioni di armi demoniache ed angeliche farà contenti anche i nostalgici del vecchio Dante perché la varietà di combo che potrete sfoderare (e provare in allenamento) per abbattere i nemici è certamente ricca di portate da gustare. Oltretutto, sarete costretti, in alcuni casi, ad utilizzare determinate combinazioni od armi perché altrimenti non potrete averla vinta con chi vi sta davanti. Come fareste, ad esempio, a proseguire nella storia senza l’ascia Arbiter o la Falce Osiris (pur maledicendo certi tempismi nel saltare che non sempre sono facili da azzeccare, soprattutto per chi è meno bravo nel platform)? Rispetto al passato, poi, non potrete «targettare» il vostro antagonista; il che implicherà un maggior sforzo di precisione per avere la meglio. Certamente riusciti sono i boss di fine livello anche perché non sempre è immediato trovare il punto debole di questi mastodontici avversari.
Da un punto di vista grafico, l’ambientazione è certamente molto piacevole da scoprire e varia. Lo sfoggio di colori è notevole e il passaggio improvviso in una sorta di Limbo ti sembra proiettare in un gioco parallelo, garantendo variabilità. Purtroppo, la fluidità del game non sempre ci ha soddisfatto e qualche bug grafico è presente.
Il gioco si finisce, in media, intorno alle 10 ore ma se vorrete fare proprio tutto potreste impiegarci più tempo (e poi, che fretta avete?) grazie alle difficoltà maggiori e alle numerose prove disseminate nel titolo.In sostanza, DmC è un gran bel titolo se i fan lo giudicheranno senza operazioni nostalgia. Un 8,5 meritato che ci fa ben sperare per un 2013 videoludico di alto livello.
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