Telecom cede immobili ai fondi

Il gigante delle tlc incasserà un miliardo. Il cda aumenta il tetto per le emissioni obbligazionarie e autorizza nuovi prestiti

da Milano

Telecom vende immobili per un miliardo di euro anche per migliorare la sua posizione debitoria che ammonta a oltre 40 miliardi, e il titolo, vicino ai minimi dell’anno, mette a segno un recupero dell’1,3%.
Il consiglio di amministrazione, oltre alla cessione immobiliare, ha deciso di aumentare il tetto massimo del programma «euro medium term note» per le emissioni obbligazionarie portandolo a 15 miliardi dai 10 precedenti. Il cda ha approvato anche la fusione definitiva per incorporazione di Tim in Telecom Italia. Contestualmente alla rideterminazione del tetto massimo di quelle a medio termine, il cda ha autorizzato eventuali nuove emissioni nel 2006 di prestiti obbligazionari non convertibili fino a un massimo 4,5 miliardi di euro. È stato inoltre confermato il rimborso anticipato del prestito obbligazionario da un miliardo in scadenza a ottobre 2007, come già comunicato lo scorso 29 novembre. Il rimborso, che avverrà il 29 gennaio del 2006, sarà effettuato utilizzando i proventi del bond dello stesso importo lanciato a fine novembre, lasciando in questo modo invariata l’offerta globale dei titoli del gruppo in circolazione.
Sul fronte della cessione immobiliare Telecom cederà alla joint venture, controllata al 65% da Morgan Stanley Real Estate Funds e partecipata al 35% da Pirelli Re, oltre 900 immobili per un valore complessivo di 790 milioni di euro. Inoltre saranno ceduti oltre 400 immobili alla joint venture controllata al 65% da Cypress Grove International e partecipata al 65% sempre da Pirelli Re per 300 milioni di euro. «L’operazione - ha spiegato Telecom - rientra nell’ambito del processo di valorizzazione e ottimizzazione del patrimonio immobiliare». Advisor dell’operazione sono Lazard e Morgan Stanley.
In Borsa però il titolo soffre.

Da inizio anno le azioni del gigante telefonico hanno perso oltre il 19%. A pesare sui conti ci sono stati i tagli alle tariffe per le telefonate tra fisso e mobile e la crescente concorrenza di Internet sulle chiamate interurbane e internazionali.

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