da Milano
La separazione funzionale della rete fissa può essere accettata da Telecom Italia, ma non per la rete di nuova generazione per cui serve, invece, un «approccio leggero» da parte dellAutorità. A prendere la parola è il presidente del colosso telefonico nazionale, Pasquale Pistorio, che come prima cosa ha rifiutato la prospettiva di unimposizione unilaterale.
La separazione funzionale potrebbe essere accettata da Telecom solo come «esito finale» di un dialogo con il regolatore. Il processo dovrebbe quindi richiedere «una partecipazione attiva di Telecom Italia su base volontaria». A patto che avvenga insieme a «una significativa deregolamentazione dei mercati retail», ha sottolineato Pistorio aggiungendo che Telecom proseguirà nel dialogo con Agcom. Per il presidente di Telecom Italia in ogni caso non esiste una reale «necessità di applicare la separazione funzionale» a Telecom sullesempio di quanto accaduto in Inghilterra.
Occorre, invece, «un approccio normativo più leggero, per questo la soluzione a eventuali problemi nello sviluppo delle reti di nuova generazione può essere data da accordi commerciali», ha proseguito Pistorio intervenendo a un convegno organizzato dalluniversità Bocconi cui hanno partecipato anche il presidente dellAuthority per le Tlc Corrado Calabrò, il commissario europeo Viviane Reding, Vittorio Colao (ad di Vodafone Europa) e il numero uno di Fastweb Stefano Parisi.
Secondo Colao il tema della rete è più una questione di mercato che legislativa: «La nostra posizione è quella di non discutere molto di separazione della rete ma pensare allobiettivo finale che è quello di accrescere la concorrenza». Le nuove reti veloci, in gergo tecnico indicate con lacronimo Ngn, «sono una grande opportunità di sviluppo, bisogna farle partire e prestare attenzione agli aspetti finanziari» ma questi ultimi «non devono prevalere sui temi della concorrenza». Per questo anche la prospettiva di unAuthority unica è «più un tema da politologi».
Per la rete di nuova generazione «servono tra gli 8 e i 15 miliardi», ha invece stimato Calabrò, senza escludere il possibile utilizzo di incentivi statali. Secondo Parisi, Fastweb ha già speso 3,5 miliardi per portare la fibra nelle case di due milioni di famiglie, «non servono soldi pubblici» ma bisogna lasciare che sia «il mercato a decidere gli investimenti».
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