Economia

Telecom, partita a scacchi Intesa stringe su Olimpia

La Superbanca lavora per rilevare il 33% attraverso l’acquisto dell’opzione "put" degli americani. Mediobanca alla finestra. At&t e America Movil potrebbero poi cedere un’altra parte della loro quota. Il "nodo" del prezzo

Telecom, partita a scacchi 
Intesa stringe su Olimpia

Roma - Mediobanca si fa da parte. Almeno per il momento, la sistemazione della partita di Telecom Italia sembra diventare un lavoro per Intesa Sanpaolo. E per chi, come Mps, piuttosto che la fondazione Cariplo, sembra interessato a partecipare. Proprio il presidente di quest’ultima, Giuseppe Guzzetti, aveva detto che Intesa stava lavorando duramente per una soluzione, sempre in contatto con Mediobanca. Ma la banca d’affari milanese, in questa nuova fase, si mette alla finestra. Il piano di scissione di Pirelli in due tronconi è finito in un cassetto, mentre non è facile trovare sul mercato un partner industriale alternativo a d At&t ed America Movil (si era parlato di contatti fitti con Telefonica) disponibile a pagare il prezzo offerto dagli americani (2,82, che diventano 2,92 con la cedola) senza pretendere di comandare.

Per cui Intesa Sanpaolo, anche se al pari di Mediobanca ha ieri ha confermato di avere «in corso contatti con più parti a vario titolo interessate all'eventuale operazione», è al momento il «driver» della situazione, con l’obiettivo primario di trovare un sistema per entrare in Olimpia. Per esempio - ed è l’ipotesi tecnica più battuta - trattando con At&t e America Movil l’acquisto dell’opzione put per il 33% di Olimpia. Come noto, il restante 66% della holding che detiene il 18% di Telecom è l’oggetto delle due offerte Tex-Mex. La cordata Intesa potrebbe trattare di anticipare l’ingresso a quel livello. Facendo successivamente un’offerta ai due americani per salire comunque al 51% di Olimpia (quello sembra l’obiettivo di Passera). Poi, ma solo in un secondo momento, il discorso verrebbe ampliato al di fuori di Olimpia, coinvolgendo appunto Mediobanca e Generali che insieme hanno quasi 6% di Telecom. Da quel che si sa, i texani di At&t considerano la trattativa sul put percorribile. Il resto resta un po’ più fumoso.

Che lo spazio per progetti alternativi sia stretto lo dimostra la Borsa che, alla riapertura di ieri, ha registrato un calo dell’1,5% delle azioni Telecom, a 2,38 euro. Un andamento che sembra escludere, in vista dell’assemblea, lo scontro tra diverse forze in campo. I tempi per presentarsi con pacchetti consistenti è ormai scaduto e nessuno dei contendenti o dei possibili outsider è venuto allo scoperto comunicando a Consob di avere più del 2%. Né sono risultate diverse da quanto ben conosciuto le quote detenute da Olimpia (18%), Generali (4%), Hopa (3,7%), Mediobanca (1,5%). Non c’è più, invece, il fondo Brandes Investment, che aveva il 3,6%.

A favore dell’attendismo di Mediobanca sono arrivate le dichiarazioni (richiesta da Consob) che sia Capitalia, sia Unicredito (i due principali soci di Piazzetta Cuccia) hanno diffuso ieri: entrambi hanno dichiarato di «non far parte di alcuna cordata interessata all'acquisto di una partecipazione al capitale di Telecom Italia e/o di Olimpia». Idem per Generali, che non è «coinvolta ad oggi nella formazione di eventuali cordate».

Intanto, in vista del riassetto azionario, Telecom ha nominato come advisor Merrill Lynch e Société Générale per valutare le diverse opzioni strategiche che si presenteranno.

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