Telecom, sale Fossati. Ipotesi nuovi azionisti

Il premier: «Prevedo che la società resti italiana. Nessuna conseguenza sui manager»

da Milano

Dato che non può vendere, perché perderebbe troppo, ha deciso di comperare, anche per cercare di abbassare il valore della sua quota. Così la Findim della famiglia Fossati ha deciso di portare la partecipazione in Telecom Italia dal 4,451% al 5,006%. Un acquisto non indifferente effettuato il 12 settembre anche se Telecom si trova ormai da alcune settimane a prezzi (il valore ieri era di 1,08) che il titolo non vedeva da oltre 10 anni.
Dietro a questo aumento della partecipazione non ci sarebbero, però, strategie nascoste, ma solo la necessità di abbassare il prezzo di carico. I malumori, certo mai molto nascosti, del primo azionista privato della società telefonica sarebbero infatti sopiti. Eppure questa estate qualcuno aveva ipotizzato una manovra di avvicinamento tra Findim e Telefonica. L’amministratore di Findim, Marco Fossati, 48 anni, discendente della famiglia che possedeva la Star, aveva infatti espresso perplessità sul piano dell’amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, e l’intenzione di presentarne uno proprio entro settembre. E qualcuno vedeva in questa mossa l’intenzione di portare Telefonica a lanciare un’Opa sulla compagnia di tlc italiana. In seguito, però, Fossati ha avuto un incontro con Bernabè al termine del quale ha lasciato da parte le critiche dei mesi precedenti e dichiarato la sua fiducia nei piani del manager. In quell’occasione Fossati aveva anche fatto riferimento alla sottovalutazione del titolo affermando: «Se potessi, comprerei a questi prezzi». Alla fine Fossati ha acquistato rinnovando così anche la fiducia nel suo investimento che, per il momento, si è rivelato parecchio costoso dato che la perdita si aggira intorno ai 200 milioni di euro (le azioni sono in carico a un prezzo medio di 1,9 euro). In questo modo, comunque, Fossati rende ancora più difficile un’eventuale scalata ostile su Telecom. Infatti, se la quota Fossati venisse sommata a quella in capo a Telco, che è pari al 24,5%, si arriverebbe sopra il 29,5% delle azioni ordinarie, una percentuale che blinderebbe il nocciolo duro della società di tlc. D’altra parte la recente visita del presidente di Telefonica Cesar Alierta in Italia ha contribuito a rasserenare il clima, mentre ieri lo stesso premier Silvio Berlusconi ha detto di prevedere che «Telecom resterà italiana ed è possibile l’ingresso di nuovi soci. Ma questo non inciderà sul management».
Ora c’è molta attesa per il consiglio di amministrazione di Telecom, previsto per il prossimo 25 settembre, dove potrebbero essere presentate importanti novità, come un possibile scorporo delle torri di trasmissione della rete di Tim, la vendita delle quali potrebbe portare a un miglioramento della posizione finanziaria della società che resta comunque molto pesante: il debito è di circa 37 miliardi di euro, anche a causa dell’aumento dei tassi.

Fino a oggi, comunque, né Findim né i soci Telco (oltre a Telefonica, Generali, Banca Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Sintonia) hanno svalutato la quota di Telecom in loro possesso. Ieri il titolo ha perso il 3,23 per cento.

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