Milano - «Gli inquirenti? Stanno lì, a farsi corrompere dai giornalisti, a dare informazioni invece di lavorare sodo e arrivare fino in fondo». Parole pronunciate da Annamaria Franzoni, un mese dopo la morte del figlio Samuele, sfogandosi con un’amica (leggi il libro dell'avvocato Taormina "La mia verità sul delitto di Cogne"). Ieri sera, «Live», l'approfondimento di Studio aperto ha proposto per la prima volta la telefonata integrale di quella conversazione all'interno della quale l'accusa vedrebbe la sua confessione quando dice: «Cosa mi è successo... cosa gli è successo… perché non è qui con me, l'ho lasciato lassù da solo». Per la difesa si tratta di un lapsus. Ecco alcuni passaggi interessanti:
Franzoni: «Io non voglio parlare, non potrei parlare, giustamente ci sono delle indagini in corso, non voglio mettere i bastoni tra le ruote... Io dopo parlerò, questo sicuramente. Sempre nel mio pieno rispetto perché io non sono una persona che mi metto in piazza... ».
Anna: «È proprio questo il punto. Tu sei sempre stata una persona riservata… Sei venuta a vivere quassù, qua per qualche motivo. Altrimenti te ne stavi a vivere a Milano o da qualche altra parte, se volevi la mondanità».
Franzoni: «Tu puoi immaginare tutto quello che stanno dicendo, giudicando, di qua e di là, come mi può dare fastidio… Però siccome sono andate le cose oltre, perché qui stanno proprio dando i numeri. Cioè proprio inventare le cose di sana pianta o capovolgere… ».
Anna: «… Sono uscite dai carabinieri queste informazioni».
Franzoni: «Sicuramente che è vero Anna, perché erano indirizzati così. Il problema è che facendo così hanno perso le prove... Sono io che non potrei vivere senza sapere chi è stato. Perché loro, pur di incolpare, sai, fai più scalpore che sia stata la madre, che ci sia scandalo… Sono ancora lì che non sanno da che parte sbattere la testa... Il problema è questo. Io lo spero con tutto il cuore che arrivino».
Anna: «Però adesso ’ste impronte son vere o no?».
Franzoni: «Quali impronte?».
Anna: «Le impronte che hanno trovato, delle scarpe?».
Franzoni: «Ma va’, non so niente, ma non dare retta ai giornali, son tutte balle. Come quella mia lettera che il rapporto di me con Stefano era in crisi. Cioè, era l'esatto contrario, capisci?».
Anna: «... Certo che ce l'ha fatta proprio alla grande (riferendosi all’assassino, ndr).
Franzoni: «Peggio di così penso che una persona non possa volere il male di un'altra… Più di così, no».