«Il tempo della scossa è arrivato»

Andy Palmer, britannico, è uno dei manager più importanti in casa Nissan. Vicepresidente senior del gruppo giapponese, che da ora in poi dividerà insieme all’alleata ormai storica Renault le proprie strategie con i tedeschi di Daimler, si occupa prevalentemente dei piani di sviluppo della produzione. Con Palmer abbiamo fatto il punto sui temi più caldi, evitando logicamente di trattare l’accordo con Daimler, sul quale solo il numero uno Carlos Ghosn è autorizzato a parlare.
La vicenda dei richiami di Toyota che segno lascia tra i costruttori giapponesi?
«La ripercussione c’è, ma non è così grave, almeno dal punto di vista di Nissan. Ci sono due modi di interpretarla. Uno è l’effetto che può avere sulla reputazione nipponica nella produzione e nella qualità, problema che in realtà credo possa svanire in breve tempo. Del resto, Nissan produce le auto nel modo Nissan, e ogni altro produttore le produce con il proprio metodo. Noi abbiamo molta fiducia nel pedale del freno e nell’acceleratore di un’auto Nissan, progettata in maniera completamente differente da Toyota. Ovviamente c’è anche un effetto positivo: infatti, mentre Toyota soffre per avere interrotto la produzione, la nostra quota di mercato sta crescendo, quindi - in qualche modo - ne stiamo traendo dei vantaggi. Ritengo, comunque, che finora Toyota abbia reagito in modo professionale. Non ci saranno danni a lungo termine, ritengo, almeno secondo il punto di vista di Nissan».
Ma il consumatore rimarrà comunque scottato da quanto è accaduto.
«Non so. Chiaramente, un aspetto chiave nella decisione di acquisto da parte dei consumatori è, in qualche modo, la fiducia. È chiaro che, se fai qualcosa che mette a rischio la reputazione del tuo marchio, questo può creare un problema. Se questo fa nascere il sospetto che il costruttore stia “ingannando” il cliente, certo allora è un problema. Onestamente, non credo che sia questo il caso. Le nostre procedure interne sono estremamente rigorose. Quando viene individuata un’anomalia, il nostro servizio qualità interviene immediatamente, senza subire interferenze da parte della dirigenza. Toyota può aver avuto un problema, ma non credo che la conseguenza sia quella di compromettere l’integrità della società».
Intanto il vostro ceo Toshiyuki Shiga guiderà la Jama, l’Associazione giapponese dei costruttori...
«Toshiyuki Shiga ha una visione assolutamente internazionale. Inoltre è una persona indipendente. Ritengo possa portare alla Jama una visione internazionale globale più ampia, vista anche al di fuori del Giappone. In particolare penso al Sud Est Asiatico, alla Cina, al Sudamerica, ai Paesi in via di sviluppo, che pochi top manager giapponesi hanno avuto modo di sperimentare in passato».
L’Europa si sta preparando a uscire gradualmente dagli incentivi.
«E le vendite in generale scenderanno. L'unica cosa che Nissan può fare è aumentare la quota di mercato. La nuova Micra, presentata a Ginevra, ci garantirà un certo volume di vendite».
Quello di Micra è stato un parto sofferto, arrivato dopo un lungo travaglio. Che cosa vi aspettate dal vostro best seller?
«Questa Micra sostituisce Micra, e quindi il panorama della concorrenza non cambia. Pensiamo di crescere perché siamo in grado di offrire un veicolo più competitivo, in particolare per il valore delle emissioni di CO2. Il veicolo è meno femminile nella sua esecuzione, e l’intenzione è di rivolgersi a un pubblico più vasto».
Ma c’è l’auto elettrica al centro delle vostre strategie.
«Nissan è avanti di due anni per quanto riguarda l’auto elettrica. Quest’anno lanceremo la Leaf.

Più costruttori sono in gioco e dichiarano di voler costruire un’auto elettrica, tanto meglio è, perché ciò legittima il fatto che il tempo della “scossa” è arrivato. Noi avremo un vantaggio di due o tre anni senza concorrenti importanti: un’ottima cosa».

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