Quanto trapelato nelle scorse ore era solo l'anteprima dell'intervista che poi è stata pubblicata integralmente su YouTube: stiamo parlando del caso Clostebol che ha riguardato Jannik Sinner (squalificato per tre mesi) di cui ha parlato Novak Djokovic incalzato dalle domande del conduttore Piers Morgan la cui anteprima ha già scatenato polemiche. "La questione del doping è una nuvola che lo seguirà", ha detto il serbo, ma i passaggi più duri devono ancora arrivare.
L'attacco di Djokovic
Durante il programma "Piers Morgan Uncensored" il conduttore britannico ha trattato vari argomenti ma uno dei più spinosi e dibattuti in rete in queste ore è il tanto discusso caso che ha costretto l'altoatesino a stare fermo per tre mesi. Il signor Novak ha vuotato il sacco dicendo la sua. "Penso che non l’abbia fatto apposta, ma ovviamente è responsabile": da un lato, quindi, scagiona Sinner ma dall'altro evidentemente avrebbe dovuto sapere (chissà come) che il suo ex fisioterapista Naldi si fosse spalmato sul dito ferito una pomata contenente la sostanza dopante. A meno che non si è degli indovini, è impossibile conoscere cosa facciano i propri stretti collaboratori se essi stessi non lo comunicano (tant'è vero che è stato licenziato).
"Se fosse stato numero 500..."
Ma il meglio del suo attacco a Sinner deve ancora venire. "Quando è successo, sono rimasto sinceramente scioccato. Credo che non l’abbia fatto di proposito. Ma il modo in cui è stato gestito l’intero caso è pieno di campanelli d’allarme", ha incalzato. In un passaggio successivo il conduttore del programma ha provocato il suo ospite dicendo chiaramente che se non fosse stato in testa al ranking mondiale avrebbe avuto un altro tipo di trattamento dalle stesse agenzie che a priori sono "super partes" (al di sopra delle parti) e quindi alludendo che esse stesse abbiano voluto favorirlo.
"Per Sinner trattamento di favore"
"Se fosse stato il numero 500 del mondo, penso che sarebbe stato squalificato", ha provocato Morgan senza essere minimamente smentito dal suo ospite che ha rincarato la dose. "C’è stata mancanza di trasparenza, incoerenza. E anche la comodità di una squalifica tra gli Slam, così da non perdersi nulla: è stato molto, molto strano. Quindi non mi piace proprio come è stato gestito quel caso. Si sentivano le voci di tanti altri giocatori, sia uomini che donne, che avevano avuto situazioni simili, denunciare sui media che era un trattamento di favore".
Sinner è stato costretto a patteggiare con la Wada, l'organo mondiale antidoping, tre mesi di squalifica pur non avendo mai assunto alcuna sostanza dopante con un danno di immagine e soprattutto sportivo enorme visto che è rimasto fermo per 90 giorni non potendo disputare numerosi tornei, perdendo punti nel ranking e denaro visto che si tratta del suo lavoro. Anche alla fine, però, il serbo non ha digerito una squalifica a suo dire troppo corta per un caso del genere. "Voglio credergli - ha concluso Djokovic - penso che non l’abbia fatto di proposito, ma ovviamente è responsabile.
Le regole dicono questo: sei responsabile quando accade una cosa del genere. Tuttavia, quando vedi altri atleti ricevere anni di squalifica per episodi simili, e in questo si è trattato di tre mesi, non è giusto".