
“È incredibile come il tempo cambi le prospettive, in fondo il tennis è solo un gioco”. Il tempo nello sport asciuga tutte le rivalità, e ci sono voluti i quattro eroi di un’epoca irripetibile per ricordarci che anche nella vita ci si può mettere tutto alle spalle. C’era Nadal, sul campo principale del Roland Garros, c’erano 15mila persone che vestivano una maglietta con scritto “merci, Rafa”, c’era la sua famiglia e soprattutto i suoi grandi nemici di un tempo. “È davvero incredibile come mi abbiate spinto al limite e vi sono grato per questo: si può essere amici dopo tutto quello che abbiamo passato, perché senza di voi io non sarei arrivato così in alto. Speriamo di poter insegnare questo anche alle nuove generazioni”.
E insomma Nadal, Federer, Djokovic, Murray: tutti insieme per celebrare lo spagnolo che ha conquistato il cuore di Parigi vincendo 14 titoli nello Slam sull’amata terra rossa, impresa che non era mai riuscita e nessuno e che probabilmente – anzi sicuramente - non riuscirà più a nessuno. “Abbiamo pensato che fosse altro, ma no: il tennis è solo un gioco. E’ il resto che conta”.
E insomma: Rafa è andato via alla fine lasciando un’impronta, e non solo quella che è stata messa sul campo del Philippe Chatrier per renderlo immortale. Ha pianto, ha ringraziato, si è emozionato e ha fatto emozionare anche noi: è il bello dello sport, quando il tempo passa. Quel che resterà per sempre sono le sue parole che, in tempo di social, dovrebbero spiegare quale sia il senso della vita.
Che non è, adesso, Sinner contro Alcaraz, ma sono Sinner e Alcaraz (più tutti gli altri) che faranno grande il tennis, perché non si gioca mai da soli per diventare leggenda. E allora, anche per questo, merci Rafa, gracias. Grazie di tutto.