
Una sconfitta è sempre una sconfitta. Però la quinta consecutiva (su sei incroci) di Lorenzo Musetti contro Carlos Alcaraz (6-3, 7-6 il risultato), quella che gli sbarra la strada della finale di Roma, fa forse meno male di altre. Perché arriva alla fine di un torneo che conferma l’azzurro tennista da Top 10, e perché lo sforzo dei grandi match giocati contro Medvedev e Zverev è stato pagato in un pomeriggio in cui ci si è messo anche il vento a complicare le cose: “È stata una giornata difficile – ha ammesso alla fine Lorenzo -: sono entrato in campo con la giusta mentalità, ma dopo il primo punto ho lottato con me stesso e con la difficoltà di rientrare nel match. Sì, il vento e l’ombra mi hanno dato fastidio, però ero io che ero concentrato sulle cose negative e sui miei errori. D’altronde da Monte Carlo in poi credo di aver giocato una cosa tipo 15 partite, tenere la stessa solidità è qualcosa che non avevo mai sperimentato. Ho perso è una bella lezione per Parigi”.
È questo insomma che spiega come Musetti sia cambiato, il fatto di voler guardare avanti e imparare dalle giornate storte. Sta sforzandosi di cambiare anche nel modo in cui reagisce agli errori (“sto migliorando nell’evitare imprecazioni e le bestemmie di noi toscani – aveva scherzato alla vigilia -: spero di meritarmi anch’io l’invito del Papa”), sta affilando le sue ambizioni: “Credo di meritate questo livello e devo pensare agli aspetti positivi di quello che ho fatto finora. Anche Carlos ha avuto difficoltà con il campo e il vento, per cui non ci sono scuse. Però lui era più tranquillo, mentre io mi sono fatto bloccare dall’emozione. E son finito in confusione”.
Riguardo ad Alcaraz, il giudizio di Lorenzo è di ammirazione: “Lo criticano tanto inutilmente, è un fenomeno: basta vedere numeri e risultati. Nei giorni migliori, sulla terra è il più bravo di tutti”. Mentre con Zverev sconfitto nei quarti, il numero 8 del mondo (da lunedì nuovo miglior ranking), c’è da togliersi un sassolino: “Sasha pensa che io sia troppo attendista? Se vuole può faro anche lui… Abbiamo giocato anche su altre superfici e il risultato è stato lo stesso”.
Finisce dunque così, la tristezza passerà e Parigi è nel mirino: “Giocare 3 su 5 è ancora più fisico e
me piace: spero di poter fare bene anche quest’anno al Roland Garros. Se voglio però vincere questi tornei, devo fare un salto di livello per poter battere Carlos, Jannik e Draper. Gli altri ormai li ho sconfitti tutti”.