Quando Nicola Pietrangeli era numero 3 del mondo, anni di grazia 1959 e 1960, le classifiche non erano ufficiali e le facevano due giornalisti: Lance Tingay e Ned Potter. Il (grande) vecchio Nick, farebbe anche notare che nella stessa classifica lui era anche considerato il numero uno sulla terra battuta, ma comunque la si veda il nuovo record di Jannik Sinner resterà unico, perché mai nell’era Open - quella dei professionisti - nessun italiano c’era riuscito. Insomma: se chiedi a Pietrangeli ti risponde che - a parte le due vittorie al Roland Garros - la vittoria più bella fu quella contro Rod Laver agli Open d’Italia giocati a Torino nel 1961 per il centenario dell’Unità d’Italia. Se lo chiedi a Jannik, ti risponderà invece che è la prossima, aggiungendo sempre «non vedo l’ora», perché il suo percorso nella gloria del tennis è appena iniziato. Jannik dunque da lunedì sarà numero 3, anche se l’entusiasmo generale che c’è intorno a lui non lo agita neanche un po’: «Numero 3? Vuol dire tanto per me e per tutta l'Italia. La cosa più importante però è spronare i nostri giovani a giocare».
Ci arriva, a questo nuovo apice del ranking, dopo la vittoria comunque non troppo facile contro Griekspoor: non è appunto la stessa cosa che battere uno come Rod, che poi avrebbe fatto due volte il Grande Slam. Però l’olandese fino a ieri aveva un record di 15 vittorie su 16 partite giocate nel suo Paese, il che gli dava qualche chance in più. Nemmeno Rotterdam, invece, è riuscita ad evitare l’inevitabile, perché Sinner dopo lo Slam vinto in Australia è in un’altra dimensione, anche quando non è al top. Sembra assurdo dirlo, eppure è lui il primo a farlo notare: «Ogni partita mi serve per imparare qualcosa di nuovo. C’è sempre qualcosa da migliorare».
Ed in effetti, volendo proprio spaccare il capello, questa settimana non è andato tutto liscio: anche ieri il servizio ha funzionato a corrente alternata, tanto che Griekspoor ha avuto le prime palle break della sua vita contro Jannik. Ovviamente non trasformate, perché appunto la differenza tra un fenomeno e un ottimo giocatore è alzare il livello quando serve. Vedasi il passante stretto a rete, le due smorzate e gli ace che hanno sempre rimesso il match in carreggiata. È finita 6-2, 6-4 e il tennis italiano può festeggiare il suo campione assoluto, in una settimana in cui sorridono anche Cobolli e Vavassori, arrivati fino a quarti a Delray Beach e a Buenos Aires (e Vavassori è in finale di doppio con Bolelli). Roba da tenere occupati i giornalisti, mentre il computer fa il loro lavoro di un tempo e aspetta di calcolare il giorno in cui Jannik sarà numero uno.
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