La tensione sbarca ai Giochi: beach volley infuocato

Duro scontro verbale fra le pallavoliste delle due nazioni a fine gara. E intanto Tbilisi raggiunge Mosca nel conto degli ori: due a testa

nostro inviato a Pechino
È il contesto che suona quasi offensivo. Una spiaggia artificiale ricreata dentro uno stadio di Pechino, come se la diplomazia si facesse calzando le infradito.
È mattina, in Cina, quando vanno in scena le sfide del beach-volley femminile. Di solito il pubblico assiste alle partite per scrutare tanta sana gioventù in bikini. Stavolta è diverso, in cartello c’è Russia-Georgia, incontro clou non per il blasone bensì per la tensione e i significati di cui è carico e tutti, a fine match (perso dalla Russia), si attendono un gesto distensivo. Invece in campo non accade nulla e dopo, a parole, succede di tutto.
«Quelle due non sono delle vere georgiane», attacca la russa Alexandra Shiryaeva, spronata e appoggiata dalla compagna di doppio, Natalya Uryadova. Le atlete sono rabbiose per la sconfitta subita dalla formazione georgiana composta da due brasiliane naturalizzate. Le «ex sudamericane» fanno di nome Christine Santanna e Andrezza Chagas, diventate Saka e Rivelo. Parole che se unite significano Georgia. «E voi non sapete perdere», interviene in difesa il presidente della federazione volley georgiana, Levan Akhvlediani, che va oltre, cospargendo di alcol un fuoco appena acceso: «La verità è che dovete andarvene a casa, Russia go home». A quel punto, in bikini, con la faccia sporca di sabbia, interviene la Uryadova: «È stato molto stupido da parte della Georgia iniziare una guerra contro la Russia... Loro sono molto piccoli e noi molto grandi, ma questa è la storia dei georgiani: hanno sempre fatto così». «Tanto più che queste due magari neppure conoscono il nome del “loro” presidente» interviene la Shiryaeva infierendo sulle brasiliane-georgiane. «Cara, si chiama Mikhael Saakashvili» le ribatte la Santanna. A quel punto la ragazza decide di frenare: «Comunque complimenti, siete atlete forti e qui non ci deve essere una guerra». «Ci sono stati dei morti, ci sono atleti che non hanno notizie da casa», osservano all’unisono, una delle russe e il presidente del volley georgiano. «È dura per i nostri atleti gareggiare così», aggiunge lui.


Non sa ancora che nel pomeriggio Irakli Tsirekidze, nello judo 90 kg, non solo batterà il rivale russo Ivan Pershin, ma conquisterà finale e oro regalando la seconda medaglia più ambita della giornata (dopo il successo di Manuchar Kvirkelia nella lotta greco-romana). Risultato: due ori a due nel medagliere. La piccola Georgia come la grande Russia. Magie dello sport.

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