Tentò di uccidere la moglie e fece harakiri: in carcere

Troppo «aggressivo» nei confronti della moglie e troppo «pericoloso» per restare agli arresti domiciliari. Per questo motivo Mario Curci, il 62enne che aggredì la donna, da cui era separato da un paio d’anni, e poi tentò di fare harakiri, da ieri sera è a San Vittore. Il 9 agosto l’uomo si presentò in via De Sica 1, a Quinto Romano, prima nascose in un angolo del pianerottolo una balestra con 20 dardi d’acciaio e un paio di manette. Poi, dopo essersi fatto aprire dalla donna, l’aveva afferrata per il collo, le aveva puntato un coltello alla gola, infine si era piantato la lama nello stomaco senza però ferirsi seriamente. Dall’ospedale di Legnano dov’era in cura fino a giovedì scorso, ha però continuato a minacciare la moglie attraverso cellulare, mandandole sms e lasciandole messaggi sulla segreteria telefonica. In seguito all’ennesima denuncia presentata dalla donna al commissariato Bonola con tanto di registrazioni delle telefonate e trascrizione dei messaggi minatori, i carabinieri gli hanno sequestrato il telefono. E ieri il gip Nicola Clivio ha disposto la sostituzione della misura cautelare dei domiciliari con il carcere. «Ora gli è stato tolto il cellulare, ma Curci potrà telefonare da un telefono pubblico», aveva considerato due giorni dopo il pubblico ministero Marcello Musso.

Del resto il disturbo di cui soffre, un «delirio di gelosia cronico», scrive il dirigente dell'ospedale, «non è incompatibile con il carcere... e non si ritiene necessaria un'ulteriore degenza nel reparto di psichiatria».

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