Tentazioni nerazzurre

Perfetto, come al solito. Non c’è orologio svizzero più tempista di Moratti quando serve pensare a un nuovo tecnico. Febbraio è il suo mese preferito, anche se con Mancini aveva anticipato di qualche mese. Le ultime disavventure nerazzurre hanno fatto infuriare il patron che ieri si è presentato ad Appiano per far vedere la faccia scura. Come dargli torto? A differenza di altre volte, stavolta sono stati messi sotto tiro i giocatori, prima dell’allenatore che in questo momento va difeso. Il padrone ama e protegge i suoi uomini, ma non è poi così fesso da accontentarsi ogni volta di un sorriso, un sms di simpatia e qualche promessa vagante.
Vista così, l’Inter sarebbe da rifondare: più di mezza squadra da cambiare. Ieri Moratti ha cercato di convalidare l’idea con un comunicato “pro Ranieri“ per smentire l’idea di un cambio di panca a fine anno. Ma ormai tutti conoscono il vizietto. Ranieri ha un contratto di due anni: certi scivoloni, anche tattici, pesano. Rivoluzionare una squadra costa troppo, non è più tempo di spese folli. Cambi tecnico e speri in qualche miracolo. Il presidente apprezza Ranieri sotto vari aspetti, ma tutti sanno che non è il tipo di allenatore da lui preferito. Ha qualità, non le doti, che è un’altra cosa.
E allora riprendiamo a sfogliare la margherita secondo certe logiche e alcuni spifferi. Poi il caso Capello capita a proposito. Anche per scatenare le voci. É nota la simpatia di Moratti per Don Fabio, ma sono già due le proposte sfumate a un passo dal buon esito. Di recente (giovedì scorso) Capello è stato anche categorico: «Mi fa piacere l’interesse dell’Inter, ma non sarà lì il mio futuro». Detto come conoscesse già il futuro: da luglio in poi. In novembre era stato anche più esplicito: «Non potrei mai allenare l’Inter». Magari se Moratti gli facesse una proposta da dirigente...Ecco questa potrebbe essere la chiave: non più tecnico (costa troppo e fa spendere troppo), piuttosto manager. All’Inter serve gente che abbia mano nel calcio di alto livello: non basta un ex gestore delle squadre giovanili da affiancare a Branca. Vero, anche, che con Moratti sarebbe difficile lavorare ed ottenere autonomia: il presidente non vuol farsi togliere il giocattolo di mano.
Fosse per il patron, dunque per personale sfizio, il prossimo allenatore sarebbe Znedek Zeman, personaggio che lo ha sempre intrigato. Pazza idea per una pazza Inter. Immaginate cosa succederebbe se Moratti riuscisse a far vincere uno scudetto a Zeman, dopo tanto bel calcio e nessun raccolto? Un trionfo. E il boemo sarebbe l’unico a cui dare in mano una squadra non proprio di prime firme, sapendo che ne caverebbe fuori qualcosa. Ma questa sarebbe una rivoluzione anche ideologica.
L’alternativa più consistente stava fra le nevi di San Pietroburgo, però ieri Luciano Spalletti ha firmato fino al 2015. Sfumato!
Inutile dire Pep Guardiola, il tecnico del desiderio. Oggi più lui di quanto lo fu Mourinho. I buoni auspici di Roberto Baggio potrebbero servire, ma Guardiola pensa ancora al Barcellona. E a qualche amico ha raccontato di non considerare l’Inter nel futuro. Più probabile un’avventura inglese. Andrè Villas Boas non sa che fine farà, se il Chelsea ripensasse a Mourinho... Era un altro tecnico nel mirino nerazzurro della scorsa estate. Poi la forza economica degli inglesi ha fatto la differenza. Villas Boas è un classico allenatore per il gusto morattiano: esteticamente apprezzabile e presentabile, ha già lavorato all’Inter, fa giocare un calcio dignitoso. Uno sperimentatore del futuro piuttosto che un anziano navigatore: questo è il punto di partenza per chiudere con Ranieri. Poi che il presidente sopporti poco qualunque allenatore è cronaca e storia.
Detti nell’ordine (sì, d’accordo, Zeman è un caso romantico) sono questi i tecnici che potrebbero condurre l’Inter nella prossima stagione. In coda ce ne sono altri due. Laurent Blanc se la sta passando male con la nazionale francese e ci sono tutte le possibilità che il suo rapporto si chiuda prima del previsto. É sempre stato un pallino di Moratti e, non a caso, l’Inter tiene sott’occhio qualche giocatore (M’Vila-Rennes) che piace particolarmente al tecnico francese. Invece occhio ai rampanti.

Moratti ha in famiglia talent scout solerti e non gli è sfuggito il cammino di Leonardo Jardim, allenatore del Braga, nato a Madeira come Cristiano Ronaldo, e con connotazioni nouvelle vague ma sano realismo calcistico in testa. Mourinho è portoghese, Villas Boas pure, questo anche: un segno di continuità di pensiero da non trascurare.

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