«Terapia del dolore, Italia all’avanguardia»

Il dolore è una malattia. Lo sa bene chi soffre: il tumore ti aggredisce, ti sfianca, ti lascia patimenti fisici che segnano. Per troppo tempo nessuno ha voluto affrontare il tema della terapia del dolore. Poi l’Italia s’è svegliata: ha approvato una legge all’avanguardia che detta le regole per poter alleviare le sofferenze. La storia di questa legge è raccontata dal libro «Cronaca di una legge» che ci difende dal dolore, la legge 38/10, la più evoluta d’Europa (collana «I libri del Sole 24 Ore Sanità», 29 euro) di Marco Filippini, farmacista, e Manuela Maria Campanelli.
Dottor Filippini, quale obiettivo si prefigge di ottenere l’uscita del volume?
«La promulgazione della legge 38, nel marzo 2010, ha segnato una svolta epocale nell’assistenza ai pazienti con dolore. L’obiettivo di questo libro è quello di informare tutti i medici e le persone del fatto che abbiamo la legge più evoluta in Europa; una legge che sancisce, finalmente, il diritto di tutti i cittadini di accedere alla terapia del dolore e alle cure palliative. Tutti hanno quindi acquisito il diritto a non soffrire di dolore inutile. Dignità, equità, appropriatezza, sono le parole che meglio riassumono i contenuti principali degli articoli di questa Legge. L’articolo 7, uno dei più importanti a mio avviso, sancisce l’obbligo dei medici di misurare, registrare e trattare il dolore per poter curare correttamente i pazienti sofferenti. Centri specialistici e terapie devono ora essere garantiti al malato».
Com’è nata la collaborazione con Manuela Maria Campanelli, co-autrice del testo?
«Ho avuto il piacere di conoscere Manuela Maria Campanelli durante la conferenza stampa di presentazione della Legge 38».
A chi si rivolge il libro?
«Il libro si rivolge a tutte le persone che soffrono di dolore cronico, per renderle consapevoli dei loro diritti e a tutti gli operatori sanitari coinvolti, che hanno l'obiettivo e la responsabilità di implementare quanto sancito dalla legge e di applicare correttamente le “linee guida” per il trattamento dei pazienti con dolore cronico, nel pieno rispetto della dignità del malato. Il testo vuole guidare il lettore in un viaggio simbolico, attraverso i protagonisti e le tappe principali del percorso culturale e normativo che, grazie al lavori di 7 ministeri, ha portato alla promulgazione della Legge 38. Dopo una presa di coscienza iniziale del problema dolore, con la nascita delle cure palliative negli anni ’70, si deve attendere il 2001 per l’avvio del progetto “ospedale senza dolore” e la prima normativa per semplificare la prescrizione degli oppiacei. Solo 10 anni più tardi si arriva al via libera bipartisan della Legge 38».
Cosa rende questa legge italiana all’avanguardia rispetto alle norme vigenti nel resto d’Europa?
«Questa Legge sancisce con chiarezza il diritto per ogni cittadino di accedere alle cure palliative e alle terapie del dolore e il dovere etico e professionale dei medici di offrirle. Questo provvedimento legislativo rappresenta una punta di eccellenza del nostro Paese per ben quattro motivi. È il primo esempio a livello europeo di normativa "quadro" che obbliga il medico ad occuparsi del dolore provato da ogni cittadino, neonato e bambino compresi, qualunque ne sia la causa e senza alcuna discriminazione. La sofferenza non è più un pegno da pagare e neppure un sintomo, ma una vera e propria malattia meritevole dello stesso livello di assistenza delle altre patologie».
Cosa auspica per il futuro della terapia del dolore?
«La legge sottolinea più volte l’importante concetto di appropriatezza nella gestione del dolore. Con appropriatezza viene intesa la gestione del paziente con dolore mediante una corretta diagnosi del dolore e l’implementazione di un valido approccio terapeutico. La misurazione dell’intensità del dolore, da effettuare mediante opportuni strumenti validati, è il passo fondamentale per impostare una terapia appropriata. Il mio auspicio è che siano sempre più rispettati i diritti dei malati di dolore inutile e che si faccia un utilizzo più appropriato delle opzioni terapeutiche a disposizione per trattare questo dolore».
Gli oppioidi forti orali sono quindi i farmaci più indicati per trattare il dolore cronico. Ma quanto sono sicuri per i pazienti?
«Gli oppiodi forti sono farmaci che si sono dimostrati particolarmente efficaci e ragionevolmente sicuri anche per lunghi periodi di trattamento. Ma questa cura potrebbe aumentare soprattutto rischi di disfunzione intestinale. Nuovi oppiacei sono disponibili anche nel mercato italiano da circa un anno.

Per esempio un’associazione fra principi attivi (ossicodone e naloxone), che unisce i vantaggi terapeutici dell’ossicodone (la molecola più utilizzata al mondo per il trattamento del dolore cronico) a quelli del naloxone. Quest’ultimo è un antagonista degli oppioidi che, somministrato per via orale, è in grado di prevenire l’insorgenza della disfunzione intestinale».

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