S e per un vino rosso venticinque anni rappresentano un'età ragguardevole, che non tutte le etichette sono in grado di portare con disinvoltura (anzi, una ristretta minoranza), per un bianco si tratta di un dato anagrafico addirittura eccezionale. Figuriamoci poi se è l'età del debutto in società. Così è stato un vero privilegio assistere al battesimo dell'annata 1991 del Terlaner, il leggendario blend della Cantina di Terlano, avvenuto a Firenze nella tristellata Enoteca Pinchiorri.
Si tratta di una tradizione consolidata per la cooperativa altoatesina (attualmente 143 soci, 165 ettari coltivati, 1,4 milioni di bottiglie prodotte) quella di affinare lungamente una serie di vini in cantina per farne uscire uno all'anno tra le grandi aspettative degli appassionati: una bottiglia che diventa l'ambasciatrice della longevità che rappresenta una sorta di hashtag della cooperativa diretta a livello enologico da Rudi Kofler.
Quest'anno è toccato all'annata 1991 del Terlaner, lo storico uvaggio aziendale ottenuto da una miscela delle tre varietà bianche più tradizionali coltivate a Terlano, ossia Pinot bianco (che «fattura» il 60 per cento), Chardonnay e Sauvignon. Un vino prodotto in appena 3340 esemplari per collezionisti e con un prezzo importante, ma che in bocca appare ancora nervoso e guizzante come un ragazzino. Naturalmente chi ha minori ambizioni può sempre accaparrarsi una delle annate più recenti del Terlaner, assai più accessibili: l'assaggio del 2013 ad esempio è stato sorprendente, con gli aromi di mela e di menta in evidenza e la promessa di una lunga vita.
Terlano ha una carta dei vini ricchissima, con una dozzina di
monovarietali, e una raffica di nobili selezioni tra le quali ci piace segnalare il Pinot Bianco Vorberg, il sauvignon Quarz, che omaggia nel nome la composizione del terreno, e il Nova Domus, dalla composizione simile al Terlaner.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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