Termini Imerese, arrivano 350 milioni

«Il polo industriale di Termini Imerese non rinuncia all’auto». È quanto ha ribadito il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, aggiungendo che la Regione è pronta a stanziare risorse per 350 milioni. «È una cifra ragionevole - ha spiegato Lombardo al termine del secondo tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico - che deve servire a incentivare e a continuare la produzione di vetture. Speriamo che Fiat cambi idea». Il governatore della Sicilia ha confermato che lunedì la giunta varerà il provvedimento con alcune proposte per Termini Imerese che sarà poi trasmesso al governo.
La Fiat, comunque, non si muove di un millimetro dalla sua posizione. Il gruppo ha ripetuto che punta a cedere lo stabilimento, escludendo le tecnologie, e che non è interessato a continuare alcun tipo di attività. I rappresentati del Lingotto hanno anche sottolineato che la metà dei lavoratori dell’impianto ha i requisiti per poter essere messa in mobilità in vista del pensionamento: 806 persone su 1.658 complessive. Come la Fiat, anche i sindacati metalmeccanici tengono duro: «Il polo dell’auto e i livelli occupazionali di Termini Imerese non si toccano». Nessuna disponibilità, quindi, a ipotesi di riconversione non industriale e a risolvere la questione occupazionale attraverso gli ammortizzatori sociali. «Siamo appena agli inizi - ha detto il responsabile auto della Fiom, Enzo Masini - va evitato il tentativo della Fiat di ridurre la discussione sul piano industriale solo a Termini Imerese, e il problema occupazionale all’uscita dei lavoratori in mobilità verso la pensione. Chiediamo che Torino cambi il piano industriale per l’Italia». «Bisogna comporre - ha affermato il segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali - un mosaico alternativo credibile e concreto con dentro la Fiat. Se non c’è questo mosaico ci mobiliteremo perché Torino cambi il piano. Non vorremo essere costretti a fare le barricate».
Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha intanto individuato in Invitalia Spa la struttura che svolgerà la funzione di advisor per «l’analisi e i necessari approfondimenti tecnici relativi alle diverse ipotesi di investimento nell’area che sono già state anticipate e a quelle che eventualmente giungeranno». Sono sette le manifestazioni d’interesse sul tavolo di Scajola, tra queste non dovrebbe più figurare quella di Ikea. Il gruppo svedese, che starebbe valutando la possibilità di aprire un secondo punto vendita sull’isola, oltre a quello previsto a Catania, ha giudicato l’area di Termini troppo lontana dalla città. Anche l’imprenditore Gian Mario Rossignolo, che di recente ha acquisito lo stabilimento Pininfarina di Grugliasco, nel Torinese, e il marchio de Tomaso, ha smentito di essere interessato, ma voci di una sua proposta ancora circolano, così come quelle di contatti con la Regione Sicilia.

C’è poi il progetto del finanziere Simone Cimino, presidente del fondo Cape Natixis, che vorrebbe rilevare, con l’indiana Reva, lo stabilimento per farne un centro di assemblaggio di vetture elettriche di piccole dimensioni.
La pista cinese porta invece alla società Taihe, che agirebbe per conto del colosso automobilistico Faw.

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