Economia

Termini Imerese, De Tomaso farà l’anti Mini

È un modello in grado di mettersi in concorrenza con la Mini quello al centro del piano che l’imprenditore alessandrino, Gian Mario Rossignolo, starebbe presentando a Invitalia, l’advisor del governo che ha in mano le sorti dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Rossignolo, da quanto risulta a il Giornale, intende rilanciare in grande stile il marchio automobilistico De Tomaso attraverso il polo piemontese, nell’impianto di Grugliasco acquisito da Pininfarina, e di Livorno (ex Delphi), dove realizzare vetture sportive di alta gamma, tra cui la nuova Sport Luxury Car che sarà esposta in marzo al Salone di Ginevra; poli ai quali si aggiungerebbe quello al Sud, appunto in Sicilia, nel quale produrre modelli compatti, sempre targati De Tomaso, e competere così nello stesso segmento della Mini.
Da Rossignolo non arrivano né conferme né smentite ma, secondo fonti vicine alle parti, nel piano presentato all’advisor si farebbero anche alcuni numeri (30mila «anti-Mini» l’anno e almeno 8mila «anti Bmw X1»), il tutto facendo leva su un indotto che valorizzerebbe il made in Italy e le professionalità legate a esso, per esempio gli artigiani sellai, oltre agli stessi operai di Termini Imerese da utilizzare sulle nuove linee.
Ma al di là del rilancio del marchio De Tomaso, l’asso nella manica che Rossignolo metterebbe sul tavolo di Invitalia riguarderebbe l’aspetto tecnologico. L’utilizzo, cioè, del brevetto Univis, ideato dallo stesso presidente di De Tomaso Automobili, capace di ridurre da 200 a 30 gli stampi per produrre una vettura. Il metodo Univis, infatti, prevede l’assemblaggio dei telai utilizzando profilati estrusi di alluminio di misure standard, senza dovere realizzare centinaia di stampi né modificare le linee produttive. Tra i vantaggi c’è la riduzione di un buon 70% degli investimenti in stampi e in attrezzature. Univis, dunque, sarebbe il valore aggiunto messo sul piatto da Rossignolo insieme alla possibilità di rilanciare un marchio blasonato, come De Tomaso, che arricchirebbe - diversificandola - l’offerta automobilistica italiana nel mondo, da sempre sbilanciata sul gruppo Fiat. Ulteriori dettagli, per ora, non si conoscono, se non la volontà dell’imprenditore di creare un nuovo polo nazionale delle quattro ruote e di recuperare, nell’indotto, anche manodopera esperta in lavori artigianali e di precisione.
Sul piano degli investimenti e delle risorse assicurate dalle istituzioni (Rossignolo sarebbe in grado di fare a meno di quelli stanziati dallo Stato), sembra che il progetto De Tomaso preveda l’utilizzo del porto di Catania e delle infrastrutture a esso collegate per il trasporto delle merci e dei veicoli prodotti, gli stessi che farebbero rotta anche sul mercato americano (un team di manager avrebbe fatto una ricognizione nelle scorse settimane).


Su Termini, dunque, il cerchio si stringe: oltre a Rossignolo, all’attenzione di Invitalia ci sono le proposte di Cape Natixis («Sunny car»), quella di un gruppo cinese (logistica e distribuzione), di una società intenzionata a creare studi cinematografici e, nonostante le ultime smentite, quella di Gianni Punzo (Interporto di Nola).

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