Il terreno interessa all’Acam e costa subito tre volte tanto

(...) Negli ultimi anni della gestione Acam va infatti registrato l’aumento delle spese.
I 105 amministratori
Il gruppo Acam attualmente controlla direttamente ben 13 società, naturalmente amministrate da presidenti e consiglieri nominati, in complesso ben 105 persone. Società del gruppo Acam sono ad esempio sorte a Vercelli, a Gioia del Colle, addirittura in Polonia, ma soprattutto il costo degli stipendi degli amministratori di tutte queste «controllate» sono schizzati a 2 milioni e centomila euro.
I dipendenti non bastano
A fronte di 1.050 dipendenti, numero spropositato per un’azienda che serve un bacino di utenza di appena 130mila abitanti, Acam si trova spesso nelle condizioni di non riuscire a trovare personale abbastanza competente per scelte decisive. Questo almeno è quanto riuslta dai costi delle consulenze esterne affidate tra il 2005 e il 2008. Che in totale hanno portato esborsi per 12,3 milioni di euro.
Scelta di campo
Tra le decisioni delicate c’erano senz’altro anche quelle relative ai problemi dello smaltimento dei rifiuti. Acam si occupa infatti anche di questo e ha realizzato un impianto per la produzione di cdr, di combustibile da rifiuti. Al di là del fatto che il ciclo evidentemente non funziona al meglio costringendo gli spezzini a pagare milioni per esportare gli scarti nel Sud, anche la storia dell’impianto nasconde un particolare tutto da approfondire. Il 31 gennaio 2005 Acam infatti ha acquistato un terreno in località Saliceti, comune di Vezzano Ligure. Lo ha pagato 1 milione 999mila e 920 euro. Ottanta euro meno di due milioni. Lo stesso terreno, poco più di 2 anni prima, il 29 ottobre 2002, era stato acquistato dalla società Remedi Srl alla cifra di 697mila 217 euro. Un terzo circa del prezzo che ha fatto pagare poco dopo ad Acam.
Sulla questione è stato presentato un esposto alla procura spezzina da parte di Giacomo Gatti, oggi presidente della commissione di controllo sulle partecipate del Comune della Spezia, e di Gianluigi Burrafato, candidato sindaco del Pdl alle ultime amministrative. Uno degli ex componenti del Cda di Acam è stato anche recentemente ascoltato come persona informata sui fatti dalla guardia di finanza che evidentemente sta approfondendo la vicenda. In particolare incuriosiscono alcune «coincidenze». Ad esempio il fatto che la ditta che ha comprato e rivenduto il terreno sia un’azienda specializzata in commercio di carni, non certo un’immobiliare. Che però ha fatto il colpo grosso avendo scelto di acquistare proprio il campo dei miracoli che si sarebbe trasformato in una miniera d’oro grazie all’interesse di Acam. «Altra coincidenza - sottolinea Giacomo Gatti - è che Acam abbia acquistato l’area senza alcuna perizia asseverata. Mentre di solito, per aree di interesse pubblico, si procede all’occupazione d’urgenza e al successivo esproprio. A proposito, il 18 luglio 2003 Acam aveva autorizzato il suo amministratore delegato a effettuare operazioni patrimoniali senza autorizzazione preventiva fino a un limite di due milioni». Acam ha pagato il terreno 80 euro in meno del limite.
Giochi di Borsa
Buona parte del passivo di Acam è stato provocato da investimenti sbagliati fatti su titoli derivato in piena crisi finanziaria mondiale, nel maggio 2008. «Questa è la cosa più grave della vicenda - sottolinea Andrea Costa, sindaco di Beverino - È impensabile che gli amministratori non sapessero dei rischi corsi con i derivati, quando ormai era noto a tutti.

E soprattutto come si fa a mettere a conoscenza dell’operazione fatta noi sindaci, cioè i soci proprietari dell’azienda, solo alla presentazione del bilancio. Che io ovviamente non ho approvato. O ci sono sindaci di serie A cui le cose vengono spiegate prima (ed eventualmente tacciono) e quelli di serie B, tenuti all’oscuro».

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