Il terrore del Milan: perdere anche il 3° posto

Sembrano due squadre diverse e invece è lo stesso Milan, capace di esaltare il suo popolo e di affliggerlo nel giro di qualche settimana. Uno, il primo, scala tra la meraviglia collettiva la classifica e arriva a un punto dall’Inter il pomeriggio della sfida domestica col Napoli (21 marzo), l’altro nelle ultime sette gare colleziona la miseria di 6 punti (1 successo, 3 pareggi e 3 sconfitte) tenendo il passo di una squadra da retrocessione. L’effetto è talmente deprimente da oscurare i numeri della gestione Leonardo rispetto al precedente anno (Ancelotti) con meno punti (7), meno gol fatti (9) e più gol subiti (8) che denotano il complessivo arretramento dei rossoneri. La spiegazione, didascalica, a questa doppia vita del Milan è una e una soltanto: la perdita secca di Nesta (più che di Pato) che aggiunta agli altri esponenti dello stesso reparto può giustificare il deficit (12 gol subiti nelle ultime 7 settimane) ma non spiegare completamente il declino. Altri fattori non esistono. Neanche la consapevolezza di dover cambiare allenatore, per il secondo anno consecutivo, può valere come scudo protettivo nei confronti di un gruppo che viene risparmiato da ogni critica, da ogni rilievo, specie da parte dei tifosi che invece puntano il dito contro i dirigenti incaricati di gestire il basso profilo imposto dall’azionista.
Sia Galliani che Leonardo insistono nel giudicare soddisfacenti le prove di Genova e Palermo, addebitate in un caso alla stoltezza di Bonera e nell’altro all’inadeguatezza di Oddo, sentinella centrale. All’obiezione, scontata (ma perché non far giocare Albertazzi della primavera convocato e al seguito), oltre a Leonardo, hanno risposto anche voci dall’interno del gruppo: «Non è ancora pronto». Eppure è forse meglio cedere di schianto con Albertazzi in campo che incartare e portare a casa tre pappine con Oddo che non può certo avere un futuro, né col Milan ancor meno come difensore centrale. «A giugno scorso Galliani fissò gli obiettivi del Milan: arrivare entro il terzo posto e sbarcare agli ottavi di Champions» ricordano in via Turati. Verissimo. Ma furono stabiliti obiettivi minimi, da centrare assolutamente, pena un ulteriore impoverimento del bilancio che non può certo sopportare un’altra esclusione dalla Champions. Adesso calcoli alla mano, per conservare il terzo posto diventato una specie di scialuppa di salvataggio, il Milan deve collezionare 5 punti (se la Sampdoria dovesse vincerle tutte) oppure 4 (qualora fosse il Palermo a fare filotto).
Perciò le maggiori preoccupazioni riguardano più il futuro che il presente del Milan.

E in particolare il prossimo calciomercato nel quale, giocando in difesa (conservare i big, congedare qualche «fine contratto», arruolare pedine a costo zero), sarà difficile eccitare il popolo rossonero. «Forse se glielo chiede Bossi, Berlusconi torna a spendere» la battuta di Davide Boni, consigliere regionale in quota Lega, milanista disperato.

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