Terrore in paese «Sembrava di stare in guerra»

da Pula (Cagliari)

Una giornata di ordinario terrore per Pula, tranquillo (fino a ieri mattina) centro di villeggiatura sulla costa sud-occidentale della Sardegna. Nessun abitante, a memoria, ricordava una mattinata così. Spari, sirene e lampeggianti per tutta la città, strade bloccate, elicotteri a bassa quota. E sangue, tanto sangue: un bandito morto, un passante ferito quasi a morte, tre ostaggi. Considerato come si stava delineando la vicenda, è quasi un miracolo che gli ostaggi siano stati liberati incolumi.
«Ho sentito alcuni colpi, sembravano petardi poi ho capito che erano spari. Sembrava di essere in guerra. Ho mandato via tutti i clienti e ho chiuso». A parlare è Benedetta Serra, titolare di un bar che si trova nelle vicinanze dell'ufficio postale teatro della sparatoria: «Abbiamo anche la ricevitoria e ho pensato subito a quanto era avvenuto lunedì a Napoli, dove è morto un tabaccaio. Non ci ho pensato un attimo e ho abbassato le saracinesche». Proprio il trambusto di quegli istanti scatena il panico tra i residenti: «Sono fuggita dentro casa e ho sbarrato tutto - racconta un'altra anziana - sono stati attimi di terrore».
Nel frattempo, una piccola folla, tra cittadini e giornalisti, si raduna di fronte alla villetta dove l'unico bandito fuggito alla sparatoria si era asserragliato.

Senza più scampo, spaventatissimo, il rapinatore ha avuto anche modo di telefonare alla madre e al suo avvocato. A quel punto il procuratore generale della Repubblica ha deciso di entrare nella casa, riuscendo a convincere il malvivente a deporre le armi.

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