Terrorismo in Egitto, Mubarak proroga lo stato di emergenza

Le forze di sicurezza uccidono tre degli attentatori di Dahab, tra cui forse il capo

Andrea Nativi

Le forze di sicurezza egiziane hanno ucciso tre presunti membri della cellula terroristica responsabile del triplice attentato compiuto nel resort di Dahab. In un primo scontro a fuoco è stato ucciso un terrorista. Gli altri, compreso il leader del gruppo, erano riusciti a fuggire. Intercettati successivamente, altri due criminali sono stati uccisi. E il rais egiziano Hosni Mubarak ha approfittato della situazione per far ratificare dal parlamento l'ennesima proroga, per un biennio, della durissima legislazione di emergenza in vigore da ormai 25 anni, cioè dall'assassinio di Sadat. Ed è probabilmente questa la reazione che i terroristi volevano provocare: la fine delle aperture democratiche da parte di un Mubarak che cerca di preparare la successione dinastica in favore del figlio, mantenendo una ferrea presa sul paese. Il terreno ideale per lo sviluppo di movimenti di opposizione islamici radicali.
L'azione delle forze di polizia si è svolta una regione montagnosa nel Sinai settentrionale, nella zona di Jubal al-Maghara. Dopo la prima sparatoria durata due ore, quattro presunti terroristi, incluso il fratello di uno dei kamikaze di Dahab, pare che siano stati catturati. Il capo del gruppo, Nasr Khamis Al-Malahi, riuscito inizialmente a salvarsi con altri, sarebbe poi stato intercettato e forse ucciso con un complice. Sabato invece sono stati arrestati gli autisti che hanno portato i kamikaze di Dahab nel centro turistico. Le autorità cairote cercano di accreditare l'immagine di un dispositivo di sicurezza efficiente, in grado di reagire agli attacchi e di identificare e neutralizzare i terroristi. Un copione identico a quello messo in scena dopo le precedenti stragi di turisti a Taba e Sharm el Sheikh.
Le autorità egiziane poco dicono sulle cellule terroristiche che operano nel paese e in particolare nel Sinai, ma secondo le testimonianze rese dagli imputati per la strage di Taba, le formazioni terroristiche potrebbero contare oltre un centinaio di affiliati. Nel corso del 2005, grazie alle “confessioni“ di uno dei quattro imputati, le forze di sicurezza hanno ucciso 8 membri del gruppo ed altri ne hanno arrestati. Senza aver neutralizzato la minaccia.
E il giro di vite da parte di Mubarak, che aveva promesso durante la campagna elettorale della fine dello scorso anno di cancellare la legislazione di emergenza, sostituendola con norme antiterrorismo più specifiche, salvo poi rimangiarsi tutto, contribuirà ad aumentare lo scontento.

Mubarak ha compiuto qualche timido passo verso la democrazia solo per le pressioni statunitensi, ma ora è tornato sui suoi passi. E usa le leggi per la sicurezza nazionale per controllare e contrastare la crescita di consenso da parte dei partiti di opposizione.

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