Milano - L’imam di Viale Jenner, Abu Imad, è stato condannato dai giudici della seconda corte d’assise di Milano alla pena di 3 anni e 8 mesi con l’accusa di associazione a delinquere con finalità terroristica. Con lui sono stati condannati anche altri 10 imputati, tutti accusati del medesimo reato, a pene che vanno dai 2 anni ai 10 anni, mentre altri 4 imputati sono stati assolti per non avere "commesso il fatto". Per tutti i 15 imputati la procura aveva chiesto pene che andavano dai 4 anni e mezzo fino ai 16 anni. Tutti erano sospettati di avere costituito una cellula salafita attiva a Milano e in Lombardia, dedita soprattutto dal reclumento dei kamikaze, all’immigrazione clandestina e all’indottrinamento di giovani islamici. Per molti degli imputati la corte ha disposto l’espulsione dall’Italia a pena espiata.
Il procuratore Spataro: "Fondate le accuse" Il verdetto emesso dalla seconda corte d’assise di Milano nei confronti di Abu Imad ed altri 14 imputati accusati di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, che ha condannato 11 imputati a pene che vanno dai 2 ai 10 anni di reclusione, è "una sentenza che conforta, una sentenza attenta che ha saputo analizzare i fatti ed ha creduto, cosa importante, alle dichiarazioni rese dai collaboratori". Lo afferma al termine del processo, il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, che si dice soddisfatto del fatto che il verdetto emesso "riconosce la fondatezza delle accuse che sono state mosse".
La difesa: "Sentenza da impugnare" "Le pene sono sicuramente ingiuste ma anche non eccessive, nel momento in cui la Corte ha deciso di affermare la responsabilità della maggior parte degli imputati".
È questo il commento di Carmelo Scampia, l’avvocato difensore dell’imam della moschea di viale Jenner. "È una sentenza assolutamente da impugnare, cosa che faremo quando, fra novanta giorni, avremo letto le motivazioni", conclude il legale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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