Milano - La Corte di assise di Milano ha dichiarato l'estinzione per intervenuta prescrizione dei reati contestati a Oreste Scalzone, ex leader di Potere operaio e Autonomia operaia, condannato a 16 anni di reclusione negli anni '80 per partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapine. I giudici hanno accolto la richiesta dei legali Gabriele Fuga e Ugo Gianangeli. Scalzone, coinvolto nel processo "7 aprile" assieme al professor Toni Negri, era stato condannato a Milano nel 1981 nel processo "Prima Linea-Cocori (Comitato Comunisti Rivoluzionari)". Con la prescrizione l'ex teorico di Autonomia, rifugiato a Parigi dal 1981, potrà tornare in Italia dopo 26 anni di latitanza senza temere conseguenze per i suoi precedenti penali.
Pendolare della libertà "Certo che torno - sono le prime parole di Oreste Scalzone da Parigi dopo la notizia della prescrizione per tutti i reati -. Sarò un pendolare per condurre in Italia in condizioni nuove una vecchia battaglia di libertà. Come posso non essere contento - ha aggiunto l'ex leader di PotOp -. La vita è sempre un grumo di ambivalenze. E dunque come si fa a non avere reazioni ambivalenti?. Chi mi conosce solo un po' lo sa, in Italia vengo innanzitutto per condurre nelle condizioni nuove una vecchia battaglia. La condurrò a voce nuda, se serve sul selciato, on the road, o in luoghi adattabili all'antica congiunzione fra politica, ragionamento filosofico e teatro". "In Francia - ha osservato ancora Scalzone - avevo bisogno dell'elettricità e delle onde hertziane, ma in Italia è meglio che si sappia che posso fare a meno dei magafoni da '68 e che un giornale accartocciato può fare da portavoce ed infastidire quanto basta". Scalzone pensa a una vita da pendoalre: "Mi dovrò attrezzare a fare la spola. Mi hanno strappato dall'Italia a viva forza. A Parigi ho venticinque anni di vita e nel frattempo sono diventato nonno. Farò come i girovaghi, i nomadi, sarà uno spettacolo continuo.Certo, a qualcuno fischieranno le orecchie".
Il legale "Dispiace ricorrere a percorsi individuali per risolvere il problema conseguente ai cosiddetti anni di piombo. Ci vuole una soluzione politica, un'amnistia-indulto che risolva un problema collettivo". Parla Ugo Gianangeli, il difensore di Oreste Scalzone. "La decisione della Corte d'assise - dice Gianangeli - sancisce a livello giudiziale il tempo trascorso, stiamo parlando di trent'anni fa e di sentenze emesse in primo grado nel 1984 e in secondo grado nel 1986 e poi annullate dalla Cassazione per omessa estradizione. Bisogna ricordare che ci sono ancora una sessantina di persone, uomini e donne, detenute soprattutto a Latina e Biella per fatti che risalgono a tantissimi anni fa e la loro situazione richiede una soluzione che risolva i casi di tutti. L'iniziativa spetta alla politica".
"Estradizioni, Francia reticente" Si complica la questione dell'estradizione in Italia di tredici terroristi (fra cui Cesare
Battisti) dalla Francia, chiesta già dall'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli e ribadita
dal suo successore Clemente Mastella. "Ho provato a parlarne al mio collega francese - ha
detto il Guardasigilli, rispondendo ai cronisti su un tema tornato di attualità dopo la
prescrizione dei reati di Oreste Scalzone -, ma la disciplina giuridica francese da questo punto
di vista è reticente. Io - ha concluso - prendo atto di questa reticenza".
La lista dei terroristi
È lungo l'elenco dei terroristi italiani chiesti a Parigi. Fu trasmessa da Roma nel 2002, subito
dopo l'incontro tra Castelli e l'ex ministro della Giustizia francese Dominique Perben.
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