Terrorismo

La lunga notte di Mosca: più di 130 morti nell'attentato. Putin: "Attacco terroristico sanguinoso e barbaro"

Sale il bilancio delle vittime dell'attentato mentre è al vaglio degli inquirenti la pista dell'Isis dopo la seconda rivendicazione. Arrestati 4 uomini: uno degli attentatori sarebbe giunto dalla Turchia. Un milione di rubli, l'offerta per uccidere tutti in sala

Salgono a 130 morti nell'attentato a Mosca. Putin "Attacco terroristico sanguinoso e barbaro"

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La lunga notte di Mosca: più di 80 morti nell'attentato. Uccisi anche 3 bambini

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Sale a 133 il bilancio dei morti per l'attentato, ieri sera, alla sala concerti alle porte di Mosca. Lo ha reso noto gli inquirenti, il Comitato investigativo russo. "Il bilancio delle vittime è destinato a salire", aggiunge la nota degli investigatori: ora è infatti iniziato il lavoro di rimozione delle macerie, sotto le quali potrebbero essere trovati altri corpi. L'Fsb ha informato il presidente russo Vladimir Putin di 11 arresti dopo la strage: tra le persone arrestate vi sarebbero "tutti i quattro terroristi direttamente coinvolti nell'attacco terroristico". Proprio quest'ultimo ha proclamato la giornata di domani lutto nazionale.

"Insistere sulla pista ucraina"

Per Putin ci può essere solo Kiev dietro la tragedia della scorsa notte. Secondo la prossima rapida ricostruzione da parte russa gli attentatori si stavano dirigendo verso l'Uucraina per una ragione ben precisa, ovvero era stata preparata "una finestra" per loro lì in presenza di contatti appropriati. Molti politici russi si sono espressi con forza su questo argomento, collegando direttamente l'attacco terroristico a Kiev. A dare sostegno a questa tesi, anche le autorità di Minsk: i servizi speciali bielorussi avrebbero aiutato Mosca a impedire ai presunti terroristi che hanno attaccato ieri il Crocus City Hall di uscire dai confini russi. Lo ha affermato l'ambasciatore bielorusso a Mosca, Dmitry Krutoy. Il presidente ucraino, in risposta, ha accusato il suo omologo russo di voler addossare la colpa all'Ucraina per l'attacco. "Quello che è successo ieri a Mosca è ovvio: Putin e gli altri bastardi stanno solo cercando di scaricare la colpa su qualcun altro", ha detto Zelensky.

A questo si aggiunge, poche ore fa, la notizia rivelata dal sito indipendente Meduza secondo cui media russi finanziati dallo stato e filo-governativi sarebbero stati incaricati dall'amministrazione Putin di enfatizzare possibili tracce del coinvolgimento ucraino nei loro servizi sull'attacco terroristico. La notizia arriverebbe da un dipendente dei media governativi e anche da una fonte filo-Cremlino.

I video sui social dei presunti terroristi

Sui social media, sono spuntati video che mostrano due presunti sospetti dell'attentato alla periferia di Mosca che, fermati nella regione di Bryansk, vicino al confine con l'Ucraina, confessano di aver ricevuto un pagamento per "uccidere persone". Nei video si vedono uomini, che sembrano essere dei servizi di sicurezza russi, che interrogano due persone sul ciglio di una strada. In uno, una persona che parla in lingua russa afferma di aver ucciso persone "per soldi" dopo aver risposto a un post anonimo su Telegram: l'uomo sostiene che gli sono stati offerti 500.000 rubli (4.200 sterline) e che ha già ricevuto 250.000 rubli (2.100 sterline) e di aver anche ricevuto le armi. Il resoconto sui video è rilanciato dall'agenzia Tass. In realtà sono diversi i video che circolano su Telegram e sui social media che pretendono di mostrare l'arresto e gli interrogatori di alcuni dei sospetti: impossibile verificarne l'autenticità, al momento.

L'interrogatorio dell'arrestato proveniente dalla Turchia

Uno degli arrestati avrebbe ammesso di essere arrivato dalla Turchia il 4 marzo. L'interrogato ha anche detto che gli era stato offerto mezzo milione di rubli per uccidere delle persone. La direttrice della tv russa Russia Today (RT), Margarita Simonyan, ha pubblicato su Telegram un video dell'interrogatorio di una delle persone arrestate. Nel filmato, rilanciato dall'agenzia di stampa russa Ria Novosti, si vede l'uomo che viene tenuto disteso a terra a pancia sotto, con le mani dietro la schiena e un agente che gli tiene la testa dai capelli mentre gli vengono poste delle domande. L'uomo dice di essere arrivato in Russia dalla Turchia il 4 marzo. "Lì i documenti sono scaduti, ho attraversato il confine", ha detto il sospettato. L'uomo ha aggiunto che i suoi responsabili gli avrebbero affidato il compito di uccidere tutte le persone presenti nella sala e gli avrebbero offerto circa un milione di rubli per questo.

Il presidente russo ha avuto una conversazione telefonica con il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, e i due hanno discusso dell'attacco terroristico di ieri sera a una sala concerti alla periferia di Mosca. Lo riferisce il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che Lukashenko "ha espresso profonde condoglianze in relazione all'attacco terroristico di ieri a Mosca" e "le parti hanno confermato la loro prontezza a cooperare nella lotta contro il terrorismo".

Mosca: "I terroristi avevano contatti con Kiev"

Mentre si cercano notizie sull'origine del commando, il ministero degli Esteri del Tagikistan ha fatto sapere di "non aver ancora ricevuto conferme dalle autorità russe" sulla nazionalità dei responsabili della strage di ieri. "Bisogna tener conto del fatto che la diffusione di informazioni non verificate e poco affidabili può danneggiare i cittadini del Tagikistan che si trovano al momento fuori dai confini del Paese", hanno sottolineato dopo la notizie secondo cui due persone sono state arrestate dopo che la polizia russa ha intercettato un veicolo in fuga nella regione di Bryansk, con all'interno anche passaporti del Tagikistan.

Dopo l'attentato nella sala concerti vicino Mosca, "i criminali (le persone arrestate nella regione di Bryansk, ndr) intendevano attraversare il confine tra la Federazione Russa e l'Ucraina" e comunque "avevano contatti rilevanti" con la parte ucraina: è quanto sostengono i servizi di sicurezza russi secondo Ria Novosti. La direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa ucraino afferma che l'attacco terroristico nella regione di Mosca è una deliberata provocazione del regime di Putin: lo ha dichiarato il rappresentante della direzione principale dell'intelligence, Andrey Yusov, in un commento alla Pravda ucraina. "Si tratta di una provocazione deliberata dei servizi speciali di Putin, da cui la comunità internazionale ha messo in guardia. Il tiranno del Cremlino ha iniziato la sua carriera con questo e vuole finirla con gli stessi crimini contro i suoi stessi cittadini" afferma Yusov.

Mosca in lutto, le accuse con Washington sull'allerta

Sergey Sobyanin, sindaco di Mosca, ha cancellato gli eventi che avrebbero dovuto svolgersi questo fine settimana nella capitale russa, che nelle strade è costellata di cartelloni sui cui c'è scritto "Siamo in lutto".

Sull'allerta proveniente dagli Usa, i servizi speciali russi ribadiscono di aver ricevuto informazioni su un piano per un attacco terroristico, ma senza "dettagli specifici". Lo ha detto all'agenzia russa Tass una fonte dei servizi russi dopo che la portavoce del Consiglio per sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson, ha riferito che gli Stati Uniti avevano informazioni su un piano per attacco terroristico a Mosca e che, come ha riferito la Cnn, avevano "condiviso le informazioni con le autorità russe". "Queste informazioni sono state effettivamente ricevute - ha detto la fonte alla Tass - Ma si trattava di informazioni di carattere generale, senza dettagli specifici".

La pista dell'Isis e quella dei nemici di Putin

Mentre il bilancio dei colpiti continua a salire, le indagini proseguono: il concerto aveva registrato il tutto esaurito e si calcola che ci fossero oltre 6mila persone all'interno del locale quando sono scoppiate le fiamme che hanno poi fatto crollare il tetto dell'edificio. I vigili del fuoco hanno impiegato ore a domare l'incendio nel locale dove si trova anche un centro commerciale. Dmitry Medvedev, l'ex presidente russo che ora è vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, continua a battere sulla propria tesi: l'attacco ci sarebbe l'Ucraina - il Paese che la Russia ha invaso due anni fa- e ha giurato vendetta. Nel frattempo, Kiev continua a negare ogni responsabilità mentre la pista più battuta è ora quella dell'Isis legato al Caucaso ex-sovietico, sebbene siano molteplici le ipotesi più disparate con epicentro dentro e fuori la Russia. L'amministrazione Biden fa sapere che aveva avvertito i russi del rischio imminente di un attentato: ha ricordato il "dovere di avvertire" e fornire le informazioni di intelligence quando drammatiche. Tra l'altro nei giorni scorsi il Dipartimento di Stato aveva anche diramato un allerta ai suoi concittadini in Russia invitandoli a evitare i luoghi pubblici, "comprese le sale concerto".

Il cordoglio di Cina e Iran

Immediato è giunto il cordoglio da Pechino: il leader cinese Xi Jinping ha inviato le condoglianze al presidente russo: lo riferisce l'agenzia cinese Xinhua all'indomani dell'attacco. Il presidente cinese ha inviato le condoglianze a Putin per il "grave attacco terroristico" e affermato che la Cina "sostiene fermamente gli sforzi della Russia per mantenere la sicurezza nazionale e la stabilità". La Repubblica Popolare "si oppone a tutte le forme di terrorismo e condanna con forza gli attacchi terroristici". Parole di vicinanza sono giunte anche dall'Arabia Saudita all'Iran, dalla Turchia alla Siria fino alla Palestina: sono molti i paesi del Grande Medio Oriente che stanno condannando, uno dopo l'altro, l'attacco alla sala concerti. Il ministero degli Esteri iraniano "ha condannato fermamente il sanguinoso e brutale attacco terroristico che ha provocato la morte e il ferimento di un gran numero di cittadini russi. L'Iran si vede dalla parte della Russia in questo tragico evento", ha detto il ministero su Telegram.

Il Grande Medio Oriente accanto a Putin

L'Arabia Saudita, riferisce l'agenzia di stampa "Spa", ha condannato fermamente l'attacco, aggiungendo che "è importante combattere ogni forma di estremismo". Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, ha espresso le sue condoglianze al presidente russo Vladimir Putin, la forte condanna per l'attacco e "la sua solidarietà e il sostegno alla leadership russa e al popolo russo amico". Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha espresso le sue condoglianze in relazione all'attacco in una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Anche il cosiddetto Governo di stabilità nazionale della Libia con sede in Cirenaica, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ha condannato "l'atroce attacco terroristico avvenuto nel municipio di Crocus: esprimiamo le nostre condoglianze al presidente russo Vladimir Putin, al governo russo, al popolo e alle famiglie delle vittime, sottolineando che il terrorismo non ha religione o nazionalità".

Perfino il governo ad interim dei talebani si è unito alle condanne internazionali per l'attentato a Mosca, puntando l'indice contro lo Stato islamico che ha rivendicato l'azione; e ha chiesto un'azione coordinata contro il gruppo estremista. Il gruppo terroristico islamista rappresenta, la principale minaccia alla stabilità dell'Afghanistan dopo l'avvento al potere dei talebani al potere; solo giovedì scorso ha compiuto un attentato suicida contro una banca nel Sud del Paese, terminato con la morte di 23 persone e 60 feriti. In questo senso, i talebani ricordano che l'Isis "ha attaccato civili in Afghanistan e anche in altre regioni del mondo" e lo hanno definito "una minaccia per l'intera regione"; pertanto chiedono "di adottare una posizione coordinata, chiara e determinata contro questo tipo di incidenti volti alla destabilizzazione regionale".

A unirsi al coro di condoglianze anche il leader siriano Bashar Assad. Assad, riferisce l'agenzia russa Tass, condanna l' "efferato attacco".

"Ribadiamo la nostra determinazione a proseguire la nostra battaglia comune contro il terrorismo e l'estremismo", aggiunge Assad, al potere da 30 anni, che ha ricevuto aiuto da Russia e Iran dopo l'inizio 13 anni fa di proteste contro di lui finite nella repressione, poi sfociata in un lungo e sanguinoso conflitto.

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