In Israele, com'è noto, ci sono anche italiani. "Sono 18 mila gli italiani residenti con il doppio passaporto, e tra questi, mille stanno facendo il servizio di leva. Poi ci sono 500 italiani che sono in viaggio per tempi brevi in Israele, per turismo o per lavoro, e una decina di dipendenti di Ong che lavorano nella striscia di Gaza", ha spiegato Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, intervistato dal Tg2. Sono numerosi i connazionali che hanno già fatto i biglietti per rientrare e quelli che hanno già raggiunto l'Italia. Ma ce ne sono altri che al momento sono ancora bloccati e non riescono a muoversi.
Tra loro c'è un gruppo di pellegrini provenienti da Verona, 38 in tutto, che sono rimasti bloccati a Gerusalemme. Di questa comitiva fanno parte anche 2 neonati, 5 bambini e 6 adolescenti. La Farnesina sta seguendo in tempo reale l'evoluzione della situazione, così come la Regione Veneto, con il presidente Luca Zaia in costante contatto con il gruppo confessionale della Chiesa della Restaurazione di Verona. Sono partiti dalla città veneta lo scorso 29 settembre e avrebbero dovuto far ritorno proprio sabato 7 ottobre. Una volta sbarcati a Tel Aviv, con il loro tour-operator avevano fatto tappa in Cisgiordania prima di arrivare a Gerusalemme, dove tutt'ora si trovano all'interno dell'hotel St. Regis.
"Qui non scherzano abbiamo saputo che avrebbero già preso degli ostaggi stranieri. Gerusalemme pare morta, non transita una macchina. Ieri abbiamo sentito le urla di giubilo dei palestinesi per le vittime israeliane provocati dall'attacco", ha detto al telefono Genny Senigallia, 36 anni, raggiunta dall'Ansa. Proseguendo nel suo racconto, ha spiegato che la sua comitiva ieri si stava recando al Muro del pianto "quando sopra le nostre teste è volato un missile. Non sappiamo come rientrare e facciamo appello alle nostre autorità diplomatiche. Le uniche compagnie che volavano sono Israir e Eiai: chiedevano 1.500 euro per un biglietto per l'Italia, e adesso sono esauriti".
A Tel Aviv si trova anche Walker Meghnagi, il presidente della comunità ebraica di Milano, arrivato nella città israeliana lo scorso giovedì. "Ci hanno consigliato di stare chiusi in casa, di non uscire e così siamo chiusi in casa ovviamente. Oggi sono stato a prendere del cibo, ci sono pochi supermercati aperti e ho visto già gli scaffali vuoti perché la gente fa le scorte", ha spiegato Meghnagi, che è arrivato nella città israeliana giovedì con la moglie, per trovare la loro figlia più giovane che vive lì e durante la notte sono stati svegliati dalle sirene dagli allarmi e si sono precipitati nei rifugi antiaerei. "Ho tanti cugini in Israele perché la famiglia di mio padre vive qui dal 1948.
Uno dei miei cugini non trova più la figlia che è nella lista dei dispersi, che Dio lo aiuti", ha concluso Meghnagi. La ragazza, come altri giovani, si trovava al rave party nel deserto vicino a Gaza dove sono arrivati gli attentatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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