Terzi: liberarli è una priorità. Gli indiani: vale la nostra legge

De Mistura a Kochi. I legali dei marò all'Alta corte: incidente in acque internazionali. New Delhi lo ammette ma tira dritto

Terzi: liberarli è una priorità. Gli indiani: vale la nostra legge

Staffan De Mistura, il sottosegretario agli Esteri giunto a New Delhi per cercare di risolvere la crisi con l’India e riportare a casa i nostri due fucilieri di Marina, ha subito dovuto affrontare la linea rigida degli indiani. In un colloquio con il collega di New Delhi Preneet Kaur è emersa la condivisione di un fatto che sembrava doverci fornire un punto importante a favore, ma che invece pare che non lo farà: la posizione della nave «Enrica Lexie», a bordo della quale erano in servizio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Gli indiani hanno convenuto che la petroliera si trovava effettivamente in acque internazionali, ma ciononostante non intendono acconsentire alla nostra richiesta di passare la questione della morte dei due pescatori indiani alla giurisdizione italiana. Kaur ha sostenuto che il codice del suo Paese prevede in casi come questo che si proceda comunque in base alla legge indiana: «Loro hanno le loro interpretazioni e noi le nostre: noi andremo avanti secondo le nostre leggi».
Sembra a questo punto avere poche speranze di accoglimento il ricorso presentato ieri dai legali dei due marò presso l’Alta Corte dello Stato di Kerala, che è fondato proprio sul difetto di giurisdizione essendo l’incidente del 15 febbraio avvenuto al di fuori delle acque territoriali indiane. La stessa Corte ha intanto fissato in due milioni di rupie (circa 38mila euro) la cauzione che dovrà essere pagata per lasciar partire la «Enrica Lexie» dal porto di Kochi, e comunque dopo il via libera degli inquirenti indiani. De Mistura, che è già partito per Kochi, ha fatto sapere che ha tra l’altro in programma di incontrare le famiglie dei pescatori rimasti uccisi nell’incidente, alle quali intende esprimere - come già ha fatto presso le autorità indiane - il profondo cordoglio del governo italiano.
Ieri il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha ribadito che l’Italia vuole riportare a casa i due militari «più presto possibile» perchè «la tutela dei nostri connazionali e militari con funzioni di pace è assoluta». Terzi ha assicurato che sono stati attivati «tutti i canali disponibili» e assicurato che le autorità indiane hanno offerto «un avvio di collaborazione». Se il caso non sarà stato ancora risolto, il ministro ha assicurato che lo affronterà nel corso della sua visita a New Delhi fissata già da tempo per martedì prossimo.
Affermazioni che non sembrano tranquillizzare del tutto, specie considerando che già oggi gli inquirenti potrebbero chiedere, in mancanza di un’eventuale estensione dei termini, il trasferimento in prigione di Latorre e Girone. Prospettiva inquietante dopo le violente manifestazioni anti italiane di martedì, tanto che l’avvocato indiano che rappresenta i due marò ha già chiesto al magistrato competente il loro eventuale spostamento nel carcere di un’altra città.
In Italia cresce intanto la mobilitazione della politica.

Mentre il ministro Terzi fa capire di sperare che le relazioni acquisite con l’India non siano messe a repentaglio dalla crisi dei due marò e gli ex ministri Frattini (Pdl) e Parisi (Pd) invitano a misurare le parole nell’interesse dei prigionieri, il centrodestra alza i toni e chiede che il governo faccia di più per la liberazione dei nostri militari. In particolare La Russa invita i sindaci a esporre le loro fotografie: tra gli altri, lo ha già disposto il sindaco di Roma Alemanno.

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