Terzi parte con i suoi mille: «A Milano i poteri di Roma»

I suoi «mille» Giovanni Terzi li ha radunati ieri mattina al teatro Smeraldo. Milanesi illustri, nomi della cultura, dello spettacolo e dell’imprenditoria, ma anche normali cittadini. I mille - mille milanesi si sono ritrovati un sabato mattina natalizio per parlare della cosa pubblica della città - sono i firmatari del manifesto «SiAmoMilano», un incontro di culture e sensibilità trasversali agli schieramenti politici, con un progetto civico. Schierati sul palco, tra gli altri, il dj Linus, l’architetto Fabio Novembre, la presentatrice Camilla Raznovich, il cantautore Mario Lavezzi e il presidente della Triennale, Davide Rampello. «In un momento di grandissima confusione - ha spiegato Terzi - c’è un gruppo di persone che hanno in comune il bene per Milano». «Persone diverse», come le ha definite l’assessore, ma che, lo ha sottolineato Linus, «hanno diversi punti di contatto e possono mettere insieme le esperienze». «La città - ha aggiunto Terzi - non merita di aspettare questioni romane per essere Milano».
E proprio il ruolo di Milano nell’architettura istituzionale repubblicana è uno dei punti forti del progetto: «Nel 2010 - spiega Terzi - c’è stato il riconoscimento di Roma Capitale, niente in contrario, però è necessario che tutte le aree metropolitane abbiano la possibilità di rapportarsi con regole più semplici, di superare certe lungaggini amministrative e burocratiche. Non deve più accadere che le vicende in un cantiere si protraggano per dieci anni». Cosa serve dunque? «Poteri speciali per le aree metropolitane che - osserva Terzi - sono le nuove frontiere dell’amministrazione pubblica. Poteri speciali e regole più semplici. Altrimenti l’amministrazione pubblica arriverà sempre sui problemi quando è troppo tardi».
Quanto alla natura del suo manifesto, Terzi è molto chiaro: «Non è una voglia di lista civica, è un progetto che va oltre il 2011». Un progetto che è slegato dalle appartenenze, ma non presuppone alcun ripudio: «Io - scandisce Terzi - sono entrato in Forza Italia e sono del Pdl, orgogliosamente del Pdl anche come assessore. Mi fa sorridere chi cercava spazi dentro il partito e improvvisamente vede come nemici coloro che fra gli altro gli hanno anche permesso di occupare incarichi amministrativi e istituzionali di responsabilità».

«Qui - ha spiegato - si confrontano persone che la vedono in modo diverso sul piano nazionale e che cercano un comune denominatore, per stare insieme su cose concrete. Questo non può che essere un arricchimento». «SiAmoMilano» si è data 60 giorni di tempo (e di lavoro) per passare dalle idee ai progetti concreti. Per Milano.

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