Torino Ieri Chris Wood deve aver avuto più facilità nel dominare il percorso del Royal Park, di quella che abitualmente incontra nel domare la folta chioma leonina. Che difatti è più ispida e ribelle del rough del campo di Torino, oltre che sempre spettinata. Il giorno prima, lo stampellone inglese, più fumantino del famigerato vulcano islandese, si era letteralmente sedimentato per tutto il pomeriggio sul putting green: le due ore di «prova e riprova con la buca» gli hanno consentito di calare i sette birdie di ieri e di issarsi nelle zone bollenti della classifica. E chi come lui, una volta è riuscito a coprire 210 yards con un ferro 9, può davvero dirsi un «giocatore da American Express Platinum», ovvero senza limiti: «Oggi cercherò di continuare a far rotolare bene la pallina in green. Ieri è bastato modificare leggermente l'impugnatura e subito ho cominciato a mettere a fuoco la buca».
Il grip è difatti il segreto del suo swing: è lì che è posizionato un immaginario tasto «start» per l'inizio del gesto tecnico. Quando Chris appoggia il pollice destro sul bastone è come si accendesse il semaforo verde dello swing: tutti i cavalli si mettono meravigliosamente in moto all'unisono: «È unabitudine che ho da tanto tempo e che mi trasmette tranquillità». Ma cè anche qualcosaltro che fa accendere questo timido e smilzo ragazzone: il football .«Tifo il Bristol City, ma mi piace anche il Manchester United». E Capello? «Beh, i risultati del mister parlano da soli.
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