Roma

Terzo scalo, ora spunta Tarquinia

Non esiste ancora, non si sa nemmeno dove sorgerà. Ma fa già discutere. Il «terzo scalo» del Lazio, l’aeroporto che dovrebbe decongestionare Ciampino, divide i capoluoghi regionali e le città candidate ad ospitarlo. Ieri l’ultima proposta, tutta interna alla Tuscia, con il sindaco di Civitavecchia che «sponsorizza» Tarquinia come sede a scapito dell’opzione-Viterbo. Indicando una serie di vantaggi logistici, non ultimi quelli che avvicinerebbero il porto laziale al turismo internazionale. «Il terzo aeroporto - spiega il primo cittadino di Civitavecchia, Giovanni Moscherini - va realizzato a Tarquinia, farlo a Viterbo significherebbe costruire il futuro economico della Regione Lazio sulla sabbia». Secondo Moscherini, l’Alto Lazio ha bisogno di un polo aeroportuale. Ma la città giusta per ospitarlo, giura Moscherini, non è Viterbo. I motivi? Diversi, spiega il sindaco. Secondo cui l’aeroporto avrebbe comunque Roma come «centro di riferimento», ed «è noto quanto siano insufficienti i collegamenti, stradali e ferroviari tra il capoluogo della Tuscia e la Capitale». Poi, appunto, «un aeroporto a Viterbo non sarebbe funzionale per lo scalo marittimo di Civitavecchia, dato che della trasversale si parla dal 1968 senza però da allora aver creato un solo chilometro di superstrada di collegamento fra Viterbo e Civitavecchia».
Morale, «l’aeroporto va fatto a Tarquinia - precisa Moscherini - perché lì si troverebbe a soli 5 chilometri dal porto più importante del Lazio». Rendendo così «più funzionale il traffico crocieristico e il traffico merci» e «gettando le basi per sviluppare i 3 milioni di metri quadrati di retroporto naturale compresi fra i comuni di Allumiere, Civitavecchia e Tarquinia». Inoltre, la bassa densità abitativa, continua Moscherini, rende l’area adatta alla creazione di uno scalo ad alto traffico, che potrebbe non solo ospitare le compagnie «low cost», ma anche dare una mano «al rilancio dell’Alitalia, visto che il nuovo scalo avrebbe prezzi tariffari ben più vantaggiosi di Fiumicino, e il tutto a soli 60 chilometri da Roma, con collegamenti ferroviari e autostradali adeguati». Se Moscherini conclude la sua orazione pro-Tarquinia augurandosi che non si scelga Viterbo solo «perché lì c’è un ministro della Margherita e un amministratore dei Ds», il sindaco della città da lui sponsorizzata non raccoglie l’assist. Anzi. «Non siamo, e mai saremo, in competizione con l’amministrazione comunale e provinciale di Viterbo per il terzo scalo aeroportuale della regione Lazio», taglia corto Mauro Mazzola, sindaco di Tarquinia. «Non commento le dichiarazioni di Moscherini - spiega il primo cittadino - nate forse da mie affermazioni nelle quali candidavo Tarquinia per ospitare il terzo aeroporto del Lazio soltanto per non far perdere lo scalo alla provincia di Viterbo. Ma con il capoluogo non c’è alcuna competizione».
E nel gioco dei rimandi delle città candidate, qualcuno propone una soluzione drastica, «coi piedi per terra». Che è anche il nome del sito web del neonato «comitato contro l’aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo». Non solo contrario alla realizzazione dello scalo nel capoluogo della Tuscia, ma in tutto l’Alto Lazio.

«L’obiettivo - spiega la portavoce del comitato, Antonella Litta - è informare i cittadini del viterbese sui rischi dell’aeroporto e sollecitare politici e amministratori a coinvolgere il territorio su decisioni tanto importanti: un aeroporto provoca gravi danni alla salute della popolazione sia attraverso l’inquinamento dell’aria, sia attraverso l’inquinamento acustico».

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