Una sola certezza: di quello che dice Claudio Burlando ad Antonio Di Pietro non può interessar di meno. Perché oggi finalmente il presidente della Regione e il ministro delle Infrastrutture si incontreranno per parlare delle priorità, dei cantieri più indispensabili per il futuro della Liguria. Ma intanto Di Pietro lha già detto: il Terzo Valico non si farà. Non ci sono i soldi e poi non è neppure unopera così necessaria. Che è quello che i rumors della politica avevano già annunciato, ma mettendolo addirittura in bocca al Governatore. Il quale, da parte sua, si era quasi risentito, e aveva ufficialmente annunciato che al contrario il Terzo Valico sarebbe stato in cima alla lista della spesa da presentare al governo. E che pertanto anche Di Pietro avrebbe dovuto prendere atto che la prima cosa da finanziare era proprio quel collegamento veloce tra Genova e Milano che da sempre è stato il pallino di Sandro Biasotti e del governo Berlusconi.
Invece, prima ancora di stare a sentire quel che pensa Burlando, il Di Pietro che sta dallaltra parte degli appalti ha deciso che Prodi e compagni distruggeranno quanto costruito finora dal centro destra. E pazienza se si cancellerà anche il sogno di andare in treno da Genova a Milano (e da lì poi in tutta Europa) in meno di unora. L'assessore regionale ai Trasporti Merlo ha replicato prefigurando scenari foschi per Genova e la Liguria, che rimarrebbero escluse dalle grandi linee di trasporto europeo. Ma al governo non si preoccupano certo di quel che dice Merlo. E neppure delle critiche dellonorevole Udc Vittorio Adolfo, ex assessore regionale ai Tarsporti: «Vorrei ricordare al ministro Di Pietro che il Terzo Valico è stato considerato indispensabile sia dal centrodestra sia dal centrosinistra quando era allopposizione e che su di esso si sono sviluppate polemiche spesso inutili». Il senatore di Forza Italia Luigi Grillo non ci sta: «Il governo ulivista cancelli pure lopera, ma se ne assuma la responsabilità, non dica che i fondi non ci sono. Di Pietro vada a leggersi le delibere del Cipe e il carteggio con lUe».
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