Il tesoro Inps non rende: un alloggio su due è vuoto

I dati sul patrimonio immobiliare non lasciano spazio a dubbi: le privatizzazioni hanno fallito e la gestione delle case fa acqua

Il tesoro Inps non rende: un alloggio su due è vuoto

Roma - La colpa è anche di Mario Monti. Se non avesse insistito per accorpare Inps, Inpdap e la più piccola Enpals in un unico gruppo, la gestione della previdenza sociale sarebbe stata più semplice. Invece, non solo ha caricato l'istituto oggi guidato da Tito Boeri dei «buchi» contributivi accumulati dallo Stato nei confronti dei dipendenti, ma ha anche creato un gigante dell'immobiliare dai piedi d'argilla.

Il patrimonio di edifici in capo all'Inps è, infatti, per l'89% (1,8 miliardi) rappresentato da cespiti che erano in capo all'istituto previdenziale dei dipendenti pubblici e che per la maggior parte sono situati nel Lazio. Tra le paurose dimenticanze del governo dei Professori non c'è solo la tragedia degli esodati, ma la creazione di questo mostro che non sembra in grado di svolgere il ruolo di operatore del real estate. Su 28.500 unità immobiliari, infatti, quasi una su tre (il 32,1%) è occupata, mentre meno di un quarto (24,2%) è a reddito e circa la metà è sfitta.

Ove per «occupato» si intende abitato da individui che non hanno titolo per essere inquilini. Sarà colpa dell'accorpamento, sarà colpa del fallimento della cartolarizzazione Scip 2 che ha fatto ritornare queste vecchie case all'Inps, sarà colpa del destino cinico e baro, ma qualche iniziativa deve anche essere presa. Come ha evidenziato Gemma Tramonte, magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo dell'Inps, in una recente audizione ha ricordato che su circa 1.500 cause riguardanti gli immobili Inps «oltre 400 unità immobiliari sono oggetto di contenziosi aventi ad oggetto prevalentemente sfratti per morosità, mentre oltre 600 unità sono interessate da contenziosi per occupazione abusiva, in alcuni casi in effrazione da parte dell'occupante».

Tito Boeri ha lo stesso potere di un proprietario immobiliare qualunque che veda la sua casa «sequestrata» dall'inquilino. La legge tutela il diritto all'abitare e, nel caso delle dismissioni degli enti pubblici, l'affittuario ha la prelazione e comunque non può essere buttato fuori prima della fine del contratto. Ecco perché, in buona sostanza, gli immobili dell'Inps hanno generato perdite e in alcuni casi sono poco appetibili.

Va detto, però, che anche le strategie per far cassa decise dal governo sono state abbastanza cervellotiche. Gli esecutivi Prodi, Berlusconi, Monti e Renzi hanno seguito strade diverse. Tremonti puntò, oltreché sulle cartolarizzazioni, sugli spin-off, cioè il conferimento degli immobili pubblici a veicoli ad hoc. Come il Fondo Immobili Pubblici (Fip) che possiede alcune sedi dell'istituto di previdenza cedute tramite il Demanio e poi riaffittate. I canoni di locazione che l'Inps paga al Fip - gestito privatamente - ammontano a 61 milioni e sono superiori a quello che l'istituto ricava dagli affitti (53 milioni).

Il 29,67% in Idea Fimit, invece, è il residuo del tentativo di dismettere gli immobili Inpdap ed Enpals avviato dal centrosinistra alla fine degli anni '90.

Il Fondo Alpha di Idea Fimit, che doveva estinguersi l'anno scorso è stato prorogato («incredibilmente» dice la Corte dei Conti) al 2030 sebbene non abbia distribuito proventi negli ultimi tre anni, ma solo un rimborso parziale nel 2015. Da un paio d'anni a occuparsi del capitolo cessioni è Invimit, la Sgr del Tesoro. Ha pure creato il Fondo ad hoc per Boeri: si chiama i3-Inps, ma il Civ ha bloccato tutto.

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