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Una testimone: "Gli assunti in Regione versavano la percentuale ai politici"

Catanzaro - I co.co.pro. della Calabria, assunti come consulenti di consiglieri regionali, sarebbero stati costretti a pagare «una tangente». È quanto emerge dai verbali del decreto di perquisizione emesso dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Luigi De Magistris, nell’ambito di un’inchiesta sull’illecito utilizzo di fondi comunitari. A raccontare il tutto al magistrato inquirente una donna, che si è spontaneamente presentata affermando «di aver lavorato nella segreteria di un consigliere regionale dei Ds fin dal giugno del 2005 con il quale aveva sottoscritto un contratto di diritto privato come supporter di staff di cui ogni consigliere regionale ed assessore poteva usufruire».

La donna racconta che «una parte della retribuzione non viene incassata dai lavoratori ma deve essere consegnata ai consiglieri regionali ed agli assessori regionali. Questa -spiega- è una imposizione dalla quale non si può prescindere se si vuole lavorare. Da quanto mi risulta, per quanto ho appreso direttamente e da quanto riferitomi dai miei colleghi, quasi tutti sono costretti a pagare queste somme di denaro che vengono decurtate dal lavoro espletato». Per quanto la riguardava, la donna doveva consegnare «al consigliere con il quale lavorava circa il 15% della busta paga».

Per la testimone «si tratta di un vero e proprio tariffario». La richiesta di somme venivano «giustificate -ha spiegato- quali spese di segreteria».

La donna ha poi raccontato che alcuni suoi colleghi sarebbero stati costretti a dover versare «il 50% circa della busta paga».

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