L’Expo 2015 interessa alla Curia, che la considera un modo di fare proseliti alla religione cattolica e chiede di essere consultata. «Anche la Chiesa deve dire la sua parola sull’Expo. Non so se è stata sentita come tale» interviene l’arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, durante la conferenza stampa di apertura del nuovo anno pastorale. «La Chiesa deve exporsi» è il gioco di parole del cardinale, mutuato dall’arcivescovo Homeyer, che ha vissuto con entusiasmo l’Expo 2000 di Hannover.
Tettamanzi ritiene l’Expo 2015 un evento talmente importante che sta meditando di dedicarle un capitolo dell’omelia di Sant’Ambrogio, uno degli appuntamenti più tradizionali per i milanesi. Il cardinale critica i dissidi che accompagnano la nascita della società di gestione dell’Expo. Ma senza asprezze: «Si è partiti con un certo, giusto entusiasmo ma i primi passi sono andati più nel segno della distribuzione dei poteri. È inevitabile, forse... e mi sto chiedendo se non sia il caso di dire qualcosa sull’Expo». Appunto in occasione del 7 dicembre.
Un messaggio anche ai «fratelli musulmani» che chiedono un luogo in cui pregare. In previsione dell’Expo si discute anche di costruire una moschea e l’arcivescovo esprime la propria posizione: «Non siamo chiamati a costruire moschee né edifici per questa religione o quest’altra». E ancora: «Un centro religioso deve essere religioso e non altro. Siamo preoccupati dell’attuazione della libertà di culto nel rispetto della legalità».
Tettamanzi ha ripreso anche l’auspicio di Benedetto XVI per la politica. «Il Papa ha detto che vede necessaria una nuova generazione di politici cattolici forti di rigore morale e competenza. Mi chiedete se lo vedo necessario anche a Milano? Sì, lo vedo necessario». Per l’Expo, come per ogni aspetto della politica, «il metodo dovrebbe essere l’ascolto reciproco, ma se i politici non ci ascoltano perché sono una casta a sé e sanno già tutto, io non so quali possibilità ci siano per un mondo che respiri e faccia respirare».
L’arcivescovo cita appunto una nota di monsignor Joseph Homeyer, vescovo di Hildesheim e presidente della Comece (la Commissione degli episcopati della Comunità europea), che racconta l’esperienza dell’Expo 2000 di Hannover. L’articolo, intitolato «La Chiesa deve “exporsi”» e pubblicato sul sito della Sir, l’agenzia di stampa dei vescovi, invita la Chiesa a non perdere l’occasione del 2015. «All’Expo di Hannover - racconta il vescovo Homeyer - due milioni e mezzo di persone, il 15% di tutti i visitatori, hanno visitato i padiglioni cristiani: persone che nella loro giornata non hanno alcun rapporto con la Chiesa». La Santa Sede ha partecipato all’Expo 2008 di Saragozza con un proprio padiglione. Il tema dell’esposizione spagnola, «Acqua e sviluppo sostenibile», è sorprendentemente simile a quello dell’Expo milanese, «Nutrire il pianeta, energia per la vita». A Saragozza, oltre ad allestire il padiglione con opere d’arte sull’acqua, ha promosso un Congresso internazionale di Ecologia.
Molti altri temi sono stati affrontati dal cardinale. Accenni importanti all’«emergenza educativa» e poi al problema dei prezzi, dell’occupazione e della casa. «Le famiglie povere hanno bisogno di affitti a costi accessibili, così come gli studenti universitari in difficoltà» è l’appello dell’arcivescovo. A proposito della scuola, ripartita proprio ieri, il cardinale ha detto che «dopo una riforma ci dovrebbe essere il tempo per una verifica o una conferma» e invece la riforma «è un aspetto permanente».
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