Il poker? Un gioco di carte dazzardo, reso celebre da letteratura e cinema, legato a doppio filo con il clima noir, nebbia di sigari, whisky, bari, pistole, guai. Giusto? Sbagliato. Il poker, oggi, si è evoluto, ha lasciato le bische e si è seduto addirittura al tavolo dello sport. Per cui ci sono i campioni: professionisti sportivi che guadagnano come o di più dei colleghi del tennis o del golf. Anche in Italia, dove il «poker sportivo», esploso negli Usa, è arrivato ora, con un po di ritardo. Ma è arrivato, si chiama Texas holdem, ed è sportivo perché non si gioca a colpi di scommesse e dunque a soldi. Ma lo schema prevede veri tornei, nei quali si paga una tassa discrizione (che forma il montepremi), ricevendo in cambio un ammontare di fiches nominali, da gestirsi nel corso della gara fino al loro esaurimento. O fino a quando non si vincono tutte le fiches degli altri. Il che, nei tornei più grandi, può richiedere di stare al tavolo per 12-16 ore consecutive. E se non si è allenati, proprio come sportivi, non si va da nessuna parte.
Uno sport, dunque. Tanto che a lanciarlo a livello editoriale e di massa è il quotidiano deputato per eccellenza: La gazzetta dello Sport, che da oggi inizia la vendita in edicola de Lo sport del poker, 12 «pacchetti» settimanali composti ciascuno da un libro e un dvd, in vendita ogni mercoledì a 9,90 euro. Nel video ci sono le «mani» più spettacolari dellEuropean poker tour, la champions league del Texas holdem, commentate dai telecronisti di Sky (che dedica uno dei canali sportivi alla disciplina) Fabio e Maurizio Caressa e Stefano De Grandis.
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