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Thailandia, assaltato il ministero dell'Interno: il premier fugge in auto

Stato di emergenza nella capitale. Una cinquantina di manifestanti ha dato l'assalto al palazzo. I cento soldati che lo presidiavano hanno sparato colpi di avvertimento. L'ex premier Thaksin, ora in esilio guida l'opposizione e dice: pronto a rientrare

Thailandia, assaltato 
il ministero dell'Interno: 
il premier fugge in auto

Bangkok - Nuova giornata ad alta tensione in Thailandia, in particolare nella capitale Bangkok e nelle strade dei sobborghi. Qui e' stato decretato lo stato d'emergenza dal primo ministro Abhisit Vejjajiva, 44 anni, che ha minacciato "azioni decise" contro i manifestanti, ancora una volta scesi in strada a migliaia per urlare il proprio sostegno a Thaksin Shinawatra, ex premier in esilio volontario, magnate dei media destituito da un colpo di stato nel 2006.

Le "camicie rosse", dopo aver mandato a monte il vertice dei capi di stato e di governo asiatici nella localita' turistica di Pattaya, sono tornate a manifestare davanti al ministero dell'Interno, hanno eretto barricate nelle strade circostanti e hanno tentato di bloccare un'auto ufficiale sulla quale credevano si trovasse il primo ministro. I soldati hanno sparato colpi d'arma da fuoco in aria e gas lacrimogeni. Sei persone sarebbero rimaste ferite. In precedenza la rabbia delle 'camicie rosse' era stata alimentata dall'annuncio dell'arresto del loro leader, il cantante pop Arisman Pongreungong.

E da un discorso trasmesso nella notte ai suoi sostenitori da Thaksin che aveva parlato di "momento d'oro" della protesta, aveva fatto appello a una "rivoluzione del popolo" ed aveva assicurato di essere pronto a tornare in patria per mettersi alla guida, appunto, del popolo rivoluzionario. Il miliardario Thaksin, 59 anni, inviso anche alla casa reale thailandese, è stato condannato a due anni di carcere dalla Corte suprema per aver violato la legge sul conflitto di interessi mentre era premier; sua moglie è stata condannata a tre anni per frode fiscale. Su entrambi sono ancora aperte varie inchieste per corruzione.

In serata circa 15.000 manifestanti sono ancora radunati davanti alla sede del governo nella capitale e il ritorno alla normalità sembra ancora lontano.

Tant'e' che numerosi Paesi, tra cui Gran Bretagna, Australia e Canada, hanno nuovamente invitato i propri cittadini a non recarsi in Thailandia per turismo.

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