Ti spiego io la Cina. Vado, non torno, e ti mando una mail

«Cara@Cina.com»: epistolario online Shanghai-Roma tra una sinologa e un manager per capire il gigante asiatico

«La e-mail non è per forza limitata, come ho sempre pensato, a dare informazioni fattuali. Può anche formare, approfondire, stimolare. Dipende dagli interlocutori. Questo libro mi costringe a rivedere certe posizioni, persino a rimangiarmi certe valutazioni». Il volume in questione, anzi l’epistolario, che ha costretto un guru della sociologia, accademico dei Lincei, come Franco Ferrarotti - che firma l’introduzione - a rivalutare la sua posizione in merito alla comunicazione virtuale, è Cara@Cina.com. Corrispondenza sino-italica di Lara Fulli e Roberto Spingardi (Lupetti, pagg. 174, euro14).
Fulli, sinologa, e Spingardi, manager d’azienda, amici da una vita, si scrivono fitte e-mail perché da qualche tempo sono divisi da alcune migliaia di chilometri: lui vive a Roma, mentre lei ha deciso di trasferirsi definitivamente a Shanghai con il suo compagno cinese. Le basi per un perfetto pretesto letterario sono gettate: le differenze e le difficoltà della vita quotidiana di un occidentale in Cina vengono narrate con umorismo e senza peli sulla lingua. Proprio come ce le esporrebbe un’amica, un’amica con la corsia preferenziale della perfetta conoscenza della lingua cinese, che prima o poi spera che anche noi compriamo un appartamentino dietro il Bund: i negozi sono sempre aperti fino alle dieci di sera, domenica compresa, ma poi quando entri tutto ha un aspetto strano: «La carne sembra umana e putrefatta, la verdura sembra uscita dal campo prospiciente Chernobyl»; il cielo è sempre grigietto e un po’ umido, ma quando finalmente arriva l’estate i cinesi stanno in spiaggia tutti coperti da ombrelli e ombrelloni, ad ascoltare musichette emesse da altoparlanti a tutto volume; la metropolitana è sconsigliabile perché somiglia a un carro bestiame, ma siccome i taxi costano poco e in orari di punta trovarne è impossibile, capita di essere abbordati agli incroci da motociclisti che offrono un servizio «alternativo»...
Curiosità come la sconvenienza di mostrare il tallone nudo e antiche usanze come la raccolta degli escrementi cittadini per portarli in campagna e darli da mangiare ai maiali si alternano a informazioni utili come la reperibilità di un operaio per ristrutturare casa (nei palazzoni cinesi di venti piani basta tender l’orecchio fuori dalla porta: su venti piani, qualcuno che sta già ristrutturando lo trovi sempre... ) o la giusta modalità di contrattazione acquirente-venditore.


Il volume si rivela alla fine non soltanto un prontuario inedito e gradevole, «ibrido, polisemico, trasversalmente interculturale», per introdurci alla cultura, al costume e alla storia della Cina, ma anche una conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, che il viaggio è un’esperienza esistenziale e che, come afferma ancora Ferrarotti nell’introduzione, «la globalizzazione non ha vinto la variabilità storica»: la Cina, ben più e prima che le tracce pesanti dell’omologazione culturale, offre all’occidentale curioso tutti i vantaggi e le emozioni del dépaysement.

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