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Tibet, Cina: "Presto incontreremo delegato Dalai Lama"

Il Dalai Lama: "Un passo nella direzione giusta". Barroso incontra il primo ministro cinese: "Pechino riapra i confini a turisti e giornalisti"

Tibet, Cina: "Presto 
incontreremo 
delegato Dalai Lama"

Pechino - Proprio nel giorno in cui il governo cinese fa sapere che incontrerà nei prossimi giorni un rappresentante del Dalai Lama, Europa e Cina hanno avuto un colloquio "aperto e franco" sul Tibet. Dopo un incontro col premier cinese Wen Jiabao, il presidente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso, ha detto di aver fatto presente "la posizione dell’Unione Europea sulla necessità di rispettare i diritti umani in Tibet" e di essere "incoraggiato" dalla risposta del primo ministro.

L'incontro con il Dalai Lama Rappresentanti delle autorità cinesi "nei prossimi giorni" incontreranno un emissario del Dalai Lama: lo ha annunciato l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, citando fonti governative non meglio specificate. "In considerazione delle reiterate richieste del Dalai Lama per una ripresa dei colloqui", recita un dispaccio, "nei prossimi giorni la divisione competente del governo centrale prenderà contatto e terrà consultazioni con il suo rappresentante privato". Il leader spirituale dei buddhisti tibetani, accusato dal regime di Pechino di essere soltanto un capopolo separatista responsabile dei recenti disordini in Tibet, ha sempre insistito di volere il dialogo con la Cina, e di puntare unicamente a una maggiore autonomia per la sua terra. Ieri era stato reso noto che il premio Nobel per la Pace 1989, al secolo Tenzin Gyatso, ha inviato al presidente della Repubblica Popolare, Hu Jintao, una lettera in cui lo esorta a permettergli d’inviare propri emissari nella regione himalayana per placarvi gli animi, dopo la brutale repressione delle proteste di piazza.

Il Dalai Lama: "Un passo nella direzione giusta" Il Dalai Lama ha accolto con soddisfazione l’offerta delle autorità cinesi per un incontro tra propri esponenti e il rappresentante del leader spirituale dei buddhisti tibetani: lo ha dchiarato un suo portavoce, Tenzin Takhla, osservando che da parte di Pechino si tratta di "un passo nella direzione giusta" giacché, ha spiegato, "solo colloqui faccia a faccia possono condurre a una soluzione della questione tibetana". L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua poco prima aveva annunciato l’incontro come imminente, "nei prossimi giorni". La decisione di "prendere contatto e tenere consultazioni" con un emissario del capo spirituale buddhista, si aggiungeva nel dispaccio, è stata adottata "in considerazione delle reiterate richieste del Dalai Lama per una ripresa dei colloqui". Lo stesso Takhla ha tuttavia anche sottolineato che per ora non sono pervenute comunicazioni cinesi in proposito. Il premio Nobel per la Pace 1989, al secolo Tenzin Gyatso, è accusato dal regime di Pechino di essere soltanto un capopolo separatista responsabile dei recenti disordini in Tibet; l’interessato ha però sempre insistito di volere il dialogo con la Cina, e di puntare unicamente a una maggiore autonomia per la propria terra.

Le tensioni interne "Fin da quando ebbero inizio le proteste antio-cinesi, il 10 marzo, Sua Santità ha compiuto ogni sforzo per dialogare con la Cina e con il governo cinese, e spera adesso che la questione tibetana possa essere risolta attr averso il dialogo soltanto", ha sottolineato il portavoce del Dalai Lama da Dharamsala, la cittadina nel nord dell’India dove il leader buddhista vive in esilio dal ’59, e che ospita anche il governo e il Parlamento tibetani esiliati, oltre a una vasta comunità di espatriati. La Repubblica Popolare aveva sempre resistito alle pressioni internazionali perchè fossero aperti colloqui con il Dalai Lama, insistendo sul pericolo di riconoscerne le presunte velleità indipendentistiche. "È auspicabile che, mediante i contatti e le consultazioni con noi, il Dalai Lama intraprenderà iniziative credibili per fermare le attività intese a frammentare la Cina, cesserà di complottare e di incitare alla violenza, e smetterà di turbare e di sabotare i Giochi Olimpici di Pechino 2008, così da creare le condizioni perchè i colloqui abbiano luogo", aveva peraltro puntualizzato, nell’annunciare la disponibilità del governo centrale a un incontro, l’anonimo funzionario governativo cinese citato dalla Xinhua.

Barroso: "La Cina apra a tutti" Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Durao Barroso, ha sollecitato le autorità cinesi a riaprire i confini amministrativi del Tibet, isolato dal resto del mondo in seguito alle proteste di piazza iniziate il 14 marzo scorso, e alla brutale repressione che ne seguì. Lo ha annunciato lo stesso Barroso al termine del colloquio avuto con il primo ministro cinese Wen Jiabao, precisanmdo di aver invitato l’interlocutore a garantire di nuovo libero accesso alla regione himalayana per gli stranieri, non soltanto i semplici turisti ma anche i giornalisti. In precedenza l’ex premier portoghese, illustrando l’andamento dell’incontyro con Wen, si era detto "particolarmente incoraggiato" sulle prospettive della crisi tibetana dall’atteggiamento dell’interlocutore, con il quale aveva assicurato di aver avuto uno "scambio di vedute aperto e franco", durante il quale Barroso aveva "ribadito la posizione dell’Unione Europea al riguardo". Il numero uno della Commissione aveva aggiunto di "sperare di assistere presto a sviluppi positivi".

Il percorso della fiaccola La fiamma olimpica è giunta a Nagano, in Giappone, in vista della staffetta di domani che vedrà impegnati 80 tedofori.Un volo speciale ha portato il simbolo di Pechino 2008 dalla capitale australiana Canberra all’aereoporto di Tokyo.

Imponente il servizio di sicurezza per fronteggiare le proteste pro Tibet, mentre circa 2000 residenti e studenti cinesi in Giappone si ritroveranno a Nagano, città delle olimpiadi invernali del 1998, per sostenere il passaggio della fiaccola.

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