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Tibet, scritta sul Pirellone: «Monaci liberi»

Campeggia da oggi sulla facciata una gigantografia quattro metri per quattro

Era già accaduto con i monaci della Birmania in lotta per la libertà. Anche questa volta le ragioni della solidarietà politica (e umana) hanno vinto sulla realpolitik. Così oggi Roberto Formigoni presiederà una cerimonia di solidarietà per il Tibet. Una gigantografia di quattro metri per quattro, raffigurante l’impegno per la libertà dei monaci, sarà esposta sul piazzale davanti al Pirellone, come segno tangibile che la Lombardia ha scelto da che parte stare: con i tibetani in lotta contro la Cina. Una decisione che arriva alla vigilia del voto sull’assegnazione dell’Expo, nel quale la Cina giocherà certamente un ruolo importante. Ma i tempi della storia, e dei ribelli di Lhasa costretti alla resa, hanno accelerato la decisione di esporre il pannello pro Tibet. Tutto mentre infuria il dibattito sul boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino 2008 e la fiaccola olimpica è alimentata dai venti di protesta.
Formigoni ha anche un oggetto simbolo da sfoggiare, la bianca katà, la sciarpa tibetana simbolo di pace e di buona volontà ricevuta in regalo dalle mani del Dalai Lama durante la sua visita a Milano, il 6 dicembre scorso. Già allora si era aperta una questione sull’opportunità di ricevere o meno in sedi ufficiali il capo religioso tibetano, che non era stato invitato alla prima della Scala. Pochi giorni dopo il sindaco, Letizia Moratti, aveva tacitato i dubbiosi salendo sul palco del Palasharp a mani giunte accanto a Tenzin Gyatso e anche a lei il Dalai Lama aveva donato la katà. Il capo religioso buddista era stato molto esplicito già allora: «La comunità mondiale ha la responsabilità morale di chiedere alla Cina il rispetto della democrazia».
Nei giorni scorsi è stato il consiglio regionale a riaprire la questione, tornata prepotentemente di attualità. Una mozione in cui l’aula del Pirellone condanna la repressione in atto in Tibet da parte delle autorità cinesi; esprime solidarietà al popolo tibetano e al suo capo spirituale, il Dalai Lama; sostiene i valori di democrazia e non violenza anche di fronte alla globalizzazione; sollecita il governo italiano ad attivarsi da subito nei confronti delle autorità cinesi per l’immediata cessazione della repressione in atto nei confronti del popolo tibetano e per consentire il libero accesso ai mass media internazionali in Tibet. Secondo la richiesta dei consiglieri regionali, gli sportivi lombardi che parteciperanno alle prossime Olimpiadi dovranno «farsi portatori di un messaggio di libertà e di solidarietà al popolo tibetano».


Ma soprattutto la mozione invita la giunta «a esporre al più presto e fino al termine delle Olimpiadi di Pechino, all’ingresso del palazzo della Regione, una gigantografia con la bandiera tibetana e la scritta “Libertà in Tibet”». È proprio ciò che accadrà oggi durante la cerimonia che Formigoni ha annunciato di voler presiedere.

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