LAngola vuole cambiare immagine e perdere lingombrante marchio di Paese in cui per oltre un quarto di secolo si è consumata una sanguinosa e inconcludente guerra civile. Lorganizzazione della Coppa dAfrica di calcio, al via oggi, non è altro che unabile manovra del presidente-ingegnere, ed ex muratore, José Eduardo Dos Santos per mostrare al mondo un paese paradiso del liberismo e della crescita economica. Come in ogni dittatura che si rispetti Dos Santos rivela però ciò che gli fa comodo, tra il luccichio di una ventina di hotel di lusso, centri commerciali e palazzi in vetro che stanno trasformando la capitale Luanda nella Dubai dAfrica. Potere del petrolio e di una manodopera a basso costo, anzi a costo zero, perché i quattro stadi che ospitano la kermesse continentale e tutte le infrastrutture di contorno, dalle ferrovie alle autostrade, sono stati realizzati da circa un milione di deportati cinesi.
È questa laltra faccia della medaglia, quella dellimbarazzo che non fa certo comodo svelare a Dos Santos. Laccordo del 2007 col primo ministro Wen Jiabao è qualcosa che non solo calpesta i diritti e la dignità umana, ma che andrebbe sanzionato dallOnu. Pechino ha venduto, nel vero senso della parola, schiavi per la ricostruzione dellAngola. Un vero e proprio contratto messo nero su bianco e sancito dai soldi di quel petrolio di cui lex colonia portoghese è il secondo produttore dAfrica dopo la Nigeria. I cinesi vivono in condizioni disumane nelle tendopoli costruite letteralmente sul fango delle periferie delle quattro città dove si svolge la Coppa. A Luanda, Cabinda, Benguela e Lubango, si è lavorato giorno e notte a ritmi infernali per allestire stadi nuovi di zecca dove si esibiranno i piedi buoni di Etoo, Drogba o Essien.
La manovalanza è composta da galeotti, alcuni sono comuni delinquenti macchiatisi di omicidi o furti, altri invece detenuti politici, come medici, professori, avvocati o studenti avversi al regime di Jiabao. Lignobile affare è stato reciproco: la Cina ha liberato carceri sovraffollate intascando un bel gruzzoletto e lAngola lha risparmiato adoperando migliaia di braccia a costo zero. Questo è lo scenario a poche ore dal fischio di inizio del match che vedrà i padroni di casa, conosciuti con il nome di battaglia di Palancas Negras (le antilopi nere), affrontare il Mali di Sissoko e Kanoute allEstádio 11 de Novembro, rigorosamente made in China.
Dietro il miracolo della «Tigre dAfrica», come è stata definita dagli economisti, si nasconde un altro aspetto aberrante, la prostituzione minorile. Al recente mondiale di calcio Under 17 in Nigeria il governo di Umaru Yaradua, rastrellò case di appuntamento e marciapiedi per offrire a tifosi e giornalisti limmagine di un paese quantomeno decoroso.
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