Tim O’Brien, chitarra e banjo del grande country

Finalmente un po’ di spazio ai suoni country, a quelli che dalla old time musica si distendono fino al bluegrass e al new country. Domani sera alla Salumeria della Musica i RockFiles di LifeGate Radio ospitano Tim O’Brien accompagnato dalla storica formazione genovese Red Wine String Band.
Una festa per gli appassionati di «americana» e dintorni, perché O’Brien - che viene dalla Virginia, terra dove Bill Monroe inventò il bluegrass - è uno dei più vivaci artisti folk contemporanei. Un occhio alla tradizione, uno ai suoni contemporanei, O’Brien affronta trasversalmente tutti gli stili della cultura popolare americana allungandosi fino alla cultura celtica. «Voglio riproporre, ora alla mia maniera, ora prendendo spunto dal passato, l’intera gamma stilistica della folk music, dagli antichi chitarristi o violinisti al country rock elettrico».
Da Hank Williams a Bill Monroe, dalla Carter Family fino ad arrivare ai Flying Burrito Brothers, Tim O’Brien raccoglie il testimone delle radici e lo trasporta nel presente. «Sono cresciuto con la country music ma anche ascoltando i dischi di Bob Dylan di mia sorella. Avevo 12 anni e mi colpì la facilità con cui Bob passava dalla ballata al blues, dall’elettrico all’acustico».
Virtuoso della chitarra, del mandolino e del banjo (ma suona anche violino, bouzouki e molti altri strumenti a corda)O’Brien è un musicista autodidatta. «Imparare da solo è molto più difficile ma così non rischi di subire troppe influenze dai maestri». O’Brien è uno tosto; uno che nel 1973 ha mollato il college per seguire il suo istinto musicale. Scrisse una secca lettera ai genitori dicendo: Me ne vado a Ovest. So suonare 200 canzoni ormai, ma se ne imparassi ancora qualcuna mi sentirei più completo».
Si sposta quindi in Colorado dove dà vita agli Hot Rize (col banjoista Pete Wernick, il chitarrista Charles Sawtelle, il contabbassista Nick Foster), ottenendo grande successo sia per le doti artistiche, sia per la spettacolarità degli show con numeri di trasformismo e grande versatilità nel passare da un repertorio all’altro.«In quegli anni mi sono fatto le ossa; ho capito cosa vuol dire intrattenere il pubblico, cioè come farlo divertire ma anche commuovere ed emozionare». O’Brien comincia a costruire la sua fama solista negli anni Novanta.

Il primo grosso successo da classifica è The Battle Hymn of Love in duo con Kathy Mattea; poi una serie di album blasonati - da Away on the Mountain a Red On Blonde passando per il trionfo di Fiddler’s Green, che nel 2005 gli fa vincere il Grammy per il «miglior album di folk tradizionale della stagione». Il suo ultimo lavoro è uscito da pochi mesi e s’intitola Chameleon; da lì partirà la sua attesa serata di «roots music».

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