Timbrato lo stato di crisi di una stagione sbagliata

Milano Ci voleva l’Inter per far dire a Mondonico: «Abbiamo vinto Sanremo». Quando mai ti ricapiterà nella vita, soprattutto se non sai cantare? L’Inter canta stonata ormai da un mese, ancora una volta stecca da rovinare orecchie e sogni. Il Novara ha canticchiato la canzoncina che il nostro calcio sa ripetere come se tutta Italia intonasse «Volare». Bene o male la conosciamo tutti: la canzoncina del calcio contropiede e difesa ostica, ostinata, dite pure catenaccio che non è una parolaccia. L’Inter ripiomba nei suoi drammi e melodrammi. Ranieri che fa buon viso, Moratti con la faccia truce, i tifosi che ricominciano a bollire e ieri gli hanno sbattuto in faccia la contestazione. Anche ingenerosi in quel dire: «Se non hai i soldi, vendi!». «Ora vattene!». Però realisti nelle valutazioni di mercato: «È arrivato Jonathan, hai ceduto Motta». Giusto qualcosa non quadra. Soprattutto non quadra l’Inter. Non è cambiato niente: dallo sciagurato Gasp a ciliegina Ranieri, perso allora, perso oggi.
Oggi fa più male, allora sembrava solo la degna conclusione di una scelta sbagliata (quella del tecnico). Oggi è la controfirma di una annata sbagliata. Un milanese mette la ciliegina, quella sì, sulla torta del Novara. L’Inter assomma la nona sconfitta stagionale in campionato, terza nelle ultime quattro partite di campionato, il Novara non aveva mai vinto in trasferta e ieri è stata la prima volta in cui è andato in vantaggio in trasferta: i numeri dicono più delle parole.
L’Inter ha perso perché non basta tirare in porta, serve tirare bene. Sneijder ha preso una traversa, dopo mitragliate che quasi mai hanno incrociato lo specchio di porta. L’Inter lo ha seguito come un bisonte sbuffante e ottuso. Il Novara ha fatto lezione di partita difensiva, ha rischiato di prendere una batosta, ne è uscito con una vittoria che si porterà nei ricordi dei ricordi: a San Siro non vinceva da 59 anni. È stato un mago Mondonico o un pivello Ranieri? Di tutto un po’. Ma la differenza sta negli uomini in campo: Ranieri ha provato tutto quanto aveva in mano e ne ha ricavato risposte da gente preoccupata più dal proprio io che dal gioco di squadra. Giocatori anche mal impiegati: il caso di Forlan, Alvarez. Mondonico ha lavorato su gente pronta a tutto, anche a giocare in difesa l’intera partita senza farsene venire un complesso. Chiaro che così è più facile e il Novara aveva poco da perdere. Ma l’Inter non perde mai il vizio di essere maldestra. «Moratti non aveva una bella faccia», ha raccontato Stankovic. Ad ognuno i suoi rimorsi. Ne avrà anche il presidente.
L’Inter di ieri avrà il rimorso di essere caduta da pollastrella nei contropiedi del Novara, di non aver avuto in conto un rigore per un fallo ai danni di Poli, che poteva indirizzare la partita, e di essersi lasciata infilare da un ricamo calcistico di Caracciolo dopo averlo illuso un paio di volte, mostrando la brutta faccia della sua difesa (già, ma qual è la faccia bella?). Aggiungete la traversa colpita da Sneijder e l’occasione sfumata con Pazzini e avrete il conto delle negatività.
Il resto sta nei difetti di questa squadra e del suo allenatore che, anche ieri, ha frullato uomini e schemi senza mai dare la sensazione di avere un’idea chiara e decisiva. Non a caso è capitato in dieci partite di vedere una formazione in campo e un cambio ad inizio ripresa: come non ci avesse preso con la scelta. Anche ieri l’Inter è stata lenta, sotto ritmo, con gente poco disposta a muoversi dalla sua piastrella, ingolfata di portatori di palla e senza incursori. Gli anziani non si toccano, i giovani sono sacrificabili: i cambi parlano. L’Inter non sa quale sia il modulo migliore, tutti si riempiono la bocca con il nome di Sneijder, ma quello risponde sempre a singhiozzi, con gioco un po’ isterico. Sale il fumo, non sale l’Inter.


Ranieri ha sintetizzato così la partita: «Abbiamo tentato di tutto, abbiamo fatto 20 tiri in porta e preso il 13° palo della stagione». Ed ha concluso: «Mai mollare». Sono i discorsi dell’Inter della crisi: nulla di nuovo. Come il tempo fosse passato invano.

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