da Genova
È sacrosanta, per il sindacato, la difesa del diritto dei lavoratori. Anche quando i lavoratori non lavorano, e il diritto è quello all'abbronzatura. «Noi della Fiom siamo fatti così - hanno detto i rappresentanti della potente sigla dei metalmeccanici agli allibiti dirigenti della Fincantieri di Sestri Ponente -. E pertanto contestiamo i provvedimenti disciplinari, due giorni di sospensione dal servizio, che sono stati inflitti ai nostri operai». I quali, sempre a sentire i loro tutor di fabbrica, sarebbero responsabili di nulla: «Che volete che sia?» è la difesa a spada tratta dei due dipendenti, sorpresi a prendersi la tintarella in orario di lavoro e in costume da bagno. Daltronde il sole dardeggiava a picco sul cantiere e la temperatura non invogliava a moltiplicare gli sforzi. Senza contare che Sestri Ponente, delegazione un tempo balneare ma ormai inglobata a Genova, non è distante dalle spiagge più rinomate della Riviera ligure.
Insomma: tutto congiurava a favore di uno stacco da parte dei due dipendenti che, nel primo pomeriggio, hanno deciso di togliersi la tuta e mettersi in libertà. Per non disturbare i colleghi, si sono scelti un luogo appartato, ma pur sempre in zona cantiere. È lì che il responsabile della vigilanza li ha sorpresi in «fragrante» (nel senso dell'inconfondibile afrore di olio solare). Il dirigente ha contestato l'evidenza: abbandono del posto, in orario di lavoro, per futili motivi. «Ma quali futili motivi? Qui i motivi ci sono tutti» la replica dei giovinotti, risoluti a rivendicare il diritto a prendersi la dose giornaliera di raggi. È scattata la sanzione, subito contestata dagli interessati, che, iscritti al sindacato autonomo, ma non sentendosi abbastanza tutelati, hanno stracciato la tessera per aderire alla Fiom. Tutt'altra musica: la sigla più amata dalla sinistra radicale ha preso in mano la situazione, decisa a far valere le ragioni dei colletti blu e delle facce di bronzo (nel senso della tintarella). La questione è finita alla Direzione provinciale del lavoro.
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