Un’altra giornata di magra per i mercati milanesi. Ore 3 del mattino: l’Ortomercato di via Lombroso si sveglia nella più totale desolazione. Non c’è nessun via vai di merce, i camion si contano sulle dita di una mano, le casse di frutta e verdura anche. Nell’arco della mattinata arrivano a destinazione solo una trentina di consegne: bazzecole rispetto ai 280 tir che ogni giorno si presentano prima dell’alba a rifornire i bancali. «Un disastro» commentano i grossisti. Le scorte sono finite, non c’è più nulla da vendere. E di conseguenza anche i negozi sono alle strette. Oggi parecchi scaffali saranno vuoti. Non si pone nemmeno più il problema della verdura a prezzi stellari. Non c’è, punto e basta. A sorpresa all’Ortomercato arriva solo qualche consegna di pompelmi e lime. «Ma a noi servono lattuga, carciofi, finocchi - commenta Alberto Albuzza, federazione dei grossisti -. Ci hanno messo in ginocchio». I mancati introiti ammontano a qualcosa come un milione di euro al giorno, l’80% in meno rispetto a una giornata normale. E non è finita. Anche i negozianti al dettaglio esplodono in un autentico grido di dolore. «Stiamo incassando la metà del fatturato - fa i conti Dino Abbascià, titolare del negozio vicino all’ospedale Fatebenefratelli e rappresentante dei venditori al dettaglio - In negozio è arrivato solo un decimo della merce, sugli scaffali è un deserto. Non è giusto che i camionisti ci mettano in questa condizione, è una guerra tra poveri».
A rischio c’è l’incasso dell’intera settimana e sono alle strette anche i supermercati. Le grandi catene hanno messo le mani avanti, rimpinguando le scorte del lunedì. Ma ora nemmeno gli stock accumulati sono sufficienti. Sfiora il milione di euro anche il danno alle aziende agricole. La stima emerge dal monitoraggio che la Coldiretti Lombardia sta effettuando fra Milano, Bergamo e Brescia presso le realtà orticole che sono, in questi giorni, quelle più colpite dal boicottaggio dei trasporti. «Ci sono centinaia di quintali di verdure, coltivate da decine di aziende agricole, che rischiano di non arrivare mai più sulle tavole degli italiani» commenta la Coldiretti che ieri ha regalato frutta e verdura in piazzale Lodi. A Settala, in provincia di Milano, l’Op (Organizzazione di produttori) Ortonatura, sta perdendo 10mila euro al giorno più altri 50mila euro andati in fumo con la merce rimasta bloccata sui tir. A Bergamo, culla delle insalate in busta italiane (rappresenta quasi il 50% della produzione nazionale), realtà come Tricolore, Maggiolina, Mioorto e Bonduelle (che raggruppano le produzioni di decine di aziende agricole) stanno subendo danni per 350mila euro al giorno. A Manerbio (Brescia) i vertici di Linea Verde (le insalate Dimmidisì, coltivate da 350 realtà agricole italiane) stanno facendo ormai da due giorni i conti della verdura lasciata nei campi e bloccata nei magazzini, pari a oltre 400mila porzioni al giorno.
Lo sciopero dei tir rischia di riflettersi pure sul Macef: secondo gli organizzatori c’è la possibilità che alcuni espositori siciliani, si parla di meno di una decina, non riescano ad arrivare per tempo con le loro merci per l’apertura della manifestazione in programma da oggi fino a domenica.
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