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Tir in sciopero per il caro-gasolio Soluzione Zapatero: 120 arrestati

da Madrid

Gli accordi raggiunti con la maggior parte degli autotrasportatori sono «chiusi, ben definiti e molto buoni per tutto il settore», annunciava la vicepresidenta spagnola María Fernández De la Vega ieri pomeriggio. E aggiungeva: «La viabilità è stata ristabilita al 100% a parte in qualche punto sporadico». La deduzione logica da estrarre dalle parole della numero due di Zapatero sarebbe stata che, dopo cinque giorni di duro sciopero, il governo era arrivato a un accordo con i camionisti, e questi avevano abbandonato le proteste. Niente di più lontano dalla verità.
Con molta abilità il governo Zapatero ha infatti provato a dare per chiuso ieri lo sciopero convocato da tre sindacati di lavoratori autonomi - i «padroncini» di Fenadismer, Confedetrans y Antic - quando questo si manteneva in vigore. Gli accordi citati da De la Vega sono infatti stati raggiunti con il sindacato maggioritario Cetm, che riunisce circa l'80% del settore, ma che non era sceso in sciopero e che ha accettato di buon grado le 54 misure per combattere il caro carburante. Anche la ritrovata viabilità non si è dovuta all'interruzione dello sciopero, bensì all'impiego massiccio della polizia che negli ultimi giorni ha arrestato circa 120 camionisti e ne ha sanzionati altre centinaia per intralcio al traffico (circa 600, ma - come per gli arresti - i dati non tengono conto della Catalogna e dei Paesi Baschi che hanno polizie autonome), sbloccando le frontiere e le arterie principali.
Il via al giro di vite Zapatero lo ha dato giovedì, intervenendo per la prima volta dopo quattro giorni di sciopero selvaggio. Preoccupato per le critiche di immobilismo lanciate da opposizione e parte del governo, il presidente socialista ha annunciato «tolleranza zero» contro i picchetti violenti. Nei giorni precedenti si erano infatti registrati un morto, un ferito grave e l'incendio di vari mezzi pesanti. Già da mercoledì, però, lo zelante ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba aveva sguinzagliato circa 25mila poliziotti per tutto il Paese.
I risultati dell'impiego della mano dura non si sono fatti attendere. Ieri, i mercati generali di Madrid e Barcellona - presidiati dalla polizia - ricominciavano a vedere aumentare l'afflusso delle merci. Il porto di Valencia, appena liberato dai picchetti, riprendeva lentamente i suoi scambi e alle «isolate» isole Baleari arrivavano 330 camion carichi di derrate. Le scorte della polizia a circa 14mila autotreni si sono fatte sentire anche nei distributori, che hanno ripreso a funzionare praticamente al 100%, secondo dati del settore. Per agevolare il ritorno alla normalità Rubalcaba ha permesso la circolazione dei mezzi pesanti anche nel fine settimana, il che consentirà ai maggiori supermercati di riportare le scorte quasi alla normalità. «Il 12% dei camionisti che non ha firmato l'accordo non può imporre la propria tesi», ha detto il ministro.
I padroncini, che assicurano di essere il 18% dei circa 380mila camionisti di Spagna, continuano con le braccia incrociate e accusano il governo di aver «falsamente chiuso il conflitto». Fenadismer chiede che l'accordo raggiunto con le grandi imprese di trasporto (Cetm) che consente di attualizzare le tariffe in base al costo del carburante si applichi anche agli autonomi che realizzano il trasporto. Il sindacato assicura che Zapatero vuole «mettere a tacere» lo sciopero per evitare che si espanda ad altri settori.
Ieri infatti i tassisti catalani si sono uniti allo sciopero dei camionisti, lasciando senza servizio l'aeroporto di Barcellona, mentre per la settimana prossima è prevista una manifestazione dei coltivatori di fronte al ministero. Con l'economia in «brusca frenata», Zapatero non si può permettere altri scioperi. Quello dei camionisti ha già provocato centinaia di milioni di euro di danni e sospensione dal lavoro per circa 21mila lavoratori.

La pagherà lo Stato.

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