Tira aria sinistra

Tira aria sinistra

Pochi giorni di campagna elettorale ancora. Gli argomenti si scontrano nel clima ovattato della par condicio e in quello avvelenato dalla stampa del piccolo establishment. Non è facile fare passare messaggi chiari. Per riflettere, i cittadini dovrebbero innanzi tutto annusare l'aria che la tanto sventolata vittoria della sinistra sta determinando. Diano una lettura della sentenza che il Tribunale di Bologna ha emesso contro Cesare Geronzi, le motivazioni offensive usate prima di procedimenti che consentano un vero contraddittorio tra le parti. Rammentino le notizie «diffuse» su un avviso di garanzia contro Francesco Storace, subito dopo che era stato scagionato. Il ripescaggio elettorale del «caso» Formigoni. L'ennesima sentenza a orologeria contro Fininvest collegata al processo Sme.
Pare proprio che settori della magistratura stiano festeggiando a loro modo l'auspicata vittoria di Romano Prodi e dei suoi eroi, che dalla loro preparano una serie di regolamenti di conti con i previsti sconfitti: l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi, il trasferimento su satellite di Rete 4 e così via. Il distratto cittadino si dirà: cose che riguardano i potenti. Io che c'entro? Va chiarito innanzi tutto che, come avvenne nella stagione di Mani pulite, certi regolamenti di conti nel sistema di potere non sono circoscritti, e non toccano solo poche aree di appestati. Quando si cerca di ridisegnare gli spazi del potere a suon di manette, il numero d'intoccabili diventa assai ristretto. Seguite per esempio i casi di Fabrizio Palenzona, già presidente margheritico della Provincia di Alessandria, oggi strategico protagonista della finanza in Unicredit e Mediobanca: il testone pretendeva di ragionare con la propria capa ed è stato messo sotto rieducazione tramite campagne di stampa più o meno ispirate dall'autorità giudiziaria, che magari non prende provvedimenti ma non manca di far filtrare notizie, peraltro assai ambigue.
Si tratta sempre di potenti, dirà il cittadino immerso nei suoi casi personali. Si rilegga la stampa «indipendente» di questi ultimi mesi: gli insulti agli odontotecnici, ai ragionieri, a quelli dei quartieri di Torpignattara. Ai non laureati alla Bocconi che pretendono di fare gli imprenditori. Si studi il compromesso oligarchico tra piccolo establishment, nomenklatura di sinistra e Cgil, asse del futuro governo. Facendo questo sforzino, il cittadino semplice si renderà conto come la cappa che sovrasta la nostra società, anche grazie alla mobilitazione di tante toghe, tocca anche lui. Riguarda anche lui la chiusura di una società su se stessa, macerata da manette e pessimismo diffuso a piene mani per scoraggiare dall'imboccare sentieri non autorizzati dalle oligarchie.
Non sono tempi facili per l'Europa. La Cina è un'occasione per lo sviluppo mondiale, ma i rapporti con questo enorme Paese non possono essere improvvisati come Prodi fece quando era a Bruxelles. Il fondamentalismo islamico è una minaccia. Non sono poche le ragioni per coprirsi la testa e rinunciare a soppesare gli argomenti. Si rischia così di fare scelte sulla base di minimi risentimenti. La terapia che sentiamo di consigliare a chi sta per arrendersi a questo stato d'animo, è di mettersi ad annusare l'arietta che l'evocata vittoria della sinistra sta già diffondendo nel Paese: è un'arietta di tasse, di manette, di chiusure oligarchiche.

Di una sinistra «de paura». Si rifletta ben bene. Sino all'ultimo minuto, l'elettore ha il potere di spazzare quest'aria e di far prevalere quel clima da società aperta che, al di là di tutti gli errori, il governo Berlusconi ha garantito.

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